6/1/2020

Le persone recluse nel CPR di Torino sabato sera hanno iniziato a demolire il CPR. Domenica sono stati picchiati e sette di loro arrestati e accusati di essere i responsabili degli incendi.
Domenica scorsa nel CPR di Gradisca delle persone recluse hanno ingoiato lamette, palline da ping pong e sapone per riuscire ad essere portate in ospedale, fuori dal CPR.
Una volta che le persone vengono rinchiuse in questi posti atroci e razzisti la distruzione e le autolesioni diventano due tra le poche vie possibili per impedire le deportazioni. A noi, fuori da tutti i CPR, spetta portare la solidarietà e il supporto a chi nei CPR viene rinchiusa/o e rompere l’isolamento in cui le/li vorrebbero.

Sabato pomeriggio ci saranno tre presidi/manifestazioni contemporanei davanti ai CPR:

–> A Gradisca:
https://www.facebook.com/events/3402904889751245/
–> A Torino:
https://www.facebook.com/events/457425381600044/
–> A Ponte Galeria:
https://roundrobin.info/wp-conte…/uploads/…/01/11gennaio.png

Veniteci!
Che i muri dei CPR cadano!

3/1/2020

Veniamo a sapere che alcune delle persone “trattenute” all’interno del Cpr di Gradisca (in realtà rinchiuse, senza libertà di movimento, con pochissimo spazio personale a disposizione e privi di servizi fondamentali) hanno commesso atti di autolesionismo e sono state ricoverate in ospedale. Purtroppo, non si tratta di una situazione nuova: da quando esistono i Cpt (poi Cie e ora Cpr), le persone al loro interno hanno fatto di tutto per evadere, denunciare la loro situazione, distruggere i lager in cui sono rinchiusi solo perché privi di un pezzo di carta.
Esattamente due anni fa, nel centro di “accoglienza” di Cona (Venezia) morì Sandrine Bakayoko, una ragazza ivoriana di 25 anni, chi gestiva il centro non chiamò i soccorsi in tempo. La risposta delle altre persone “accolte” a Cona fu una rivolta che durò molte ore, in seguito alla quale il campo di Cona venne chiuso. La gestione del campo era stata affidata alla cooperativa Edeco, poco dopo coinvolta anche in processi giudiziari per rivelazione del segreto d’ufficio, corruzione, turbativa d’asta e altri reati.
La famigerata cooperativa EDECO ha vinto anche la gara d’appalto per gestire il Cpr di Gradisca, che è stato aperto due settimane fa.

Tutta la nostra solidarietà va alle persone rinchiuse nel CPR di Gradisca ed in tutti i CPR. Il nostro impegno sarà continuare a fare uscire le loro voci al di fuori di quelle maledette mura.

Non vogliamo lager, né qui, né altrove!

https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2020/01/03/news/migranti-tentano-la-fuga-dal-cpr-di-gradisca-ingoiando-sapone-lamette-e-palline-da-ping-pong-1.38282324

SABATO 11 GENNAIO h 14:00 MANIFESTAZIONE

HA APERTO UN LAGER A GRADISCA

PORTIAMO LA NOSTRA SOLIDARIETÀ AI RECLUSI

SABATO 11 GENNAIO h 14:00 MANIFESTAZIONE

ritrovo nei pressi del centro commerciale la fortezza (SR305 prima CPR venendo dal ponte) Gradisca

Martedì 17 dicembre, dopo un anno di allerta, il CPR di Gradisca D’Isonzo ha aperto davvero. Noi abbiamo portato la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle persone che sono state e che, nei prossimi giorni, vi saranno rinchiuse.

Ribadiamo che i CPR sono delle prigioni nelle quali le persone rinchiuse (non detenute, perché l’internamento non è determinato da una sentenza penale) sono private della propria libertà e dignità. Spesso la loro unica colpa è non essere in possesso di un documento valido: per chi non ha la cittadinanza italiana, questo può avvenire dopo la scadenza di un permesso per lavoro o per studio, o di un visto turistico, oppure se una richiesta di asilo politico viene rigettata.

Violenze, abusi, ricatti, assenza di cure mediche adeguate, somministrazione farmacologica involontaria, condizioni igieniche carenti sono fatti di cronaca che quotidianamente ci giungono dagli altri CPR aperti in Italia. Altrettanto frequenti sono le notizie di scioperi della fame, episodi di autolesionismo, fughe, vere e proprie rivolte che in alcuni casi hanno reso inagibili queste strutture. Si tratta della inevitabile ribellione di chi è ingiustamente privato della libertà.

Vogliamo vivere in un territorio dove nessuna persona possa essere rinchiusa o respinta a causa di provenienza geografica, tratti somatici o condizione economica. Non saremo mai complici silenziosi di questi lager, strumenti di ricatto per ottenere una forza lavoro più economica e obbediente. Espressioni di un mondo ingiusto, repressivo e pieno di odio.

Non vogliamo e non possiamo accettare che l’esistenza di questa struttura di coercizione passi nell’indifferenza. Non possiamo lasciare solo chi ci verrà internato.
Vi invitiamo numerose/i a Gradisca SABATO 11 GENNAIO a manifestare la nostra solidarietà ai reclusi nel CPR per affermare il diritto di libertà e di autodeterminazione di tutte e tutti.

GIÙ LE MURA DEL CPR ! TUTTI LIBERI! TUTTE LIBERE !

Il corpo di Atif se l’è preso l’Isonzo, la sua vita gli è stata rubata da un confine assurdo e da una legge ingiusta

Mercoledì 18 dicembre Atif è caduto nell’Isonzo. Assieme ad altri ragazzi che come lui sono ospitati nel vicino CARA di Gradisca stava ingannando il tempo sulla riva del fiume.

Alcuni articoli giornalistici lasciano intendere che la colpa è di un gioco avventato, di una stupida scommessa tra amici.

Ma prima di lui l’Isonzo si è portato via Taimur nel 2015, e Zarzai nel 2016. Nel giugno di quest’anno Sajid nel fiume ha deciso di far finire la sua vita.

Tutti loro hanno avuto la sfortuna di nascere in quello che secondo le nostre leggi è il lato “sbagliato” del mondo. Chi vi nasce se vuole cercare fortuna altrove non può, come facciamo noi europei, semplicemente comprare un biglietto d’aereo. Deve affidarsi ai trafficanti, affrontare un viaggio lungo e massacrante, pagare cifre astronomiche, solamente per poter mettere un piede oltre al confine della fortezza Europa.

Atif vi era riuscito in ottobre, fermato nei pressi della frontiera con la Slovenia, e stava attendendo da allora l’esito della sua richiesta d’asilo.

Era quindi entrato nel gorgo della legge sull’immigrazione italiana, quella che costringe ad attendere per mesi e mesi e in alcuni casi anni un colloquio con una “commissione” il cui esito sembra più l’estrazione di una lotteria che il frutto di una qualche valutazione.

Nel frattempo la vita alienante al CARA di Gradisca, distante da tutto e tutti, nessun tipo di attività per far passare le giornate, nemmeno uno straccio di marciapiede per raggiungere il bar più vicino o le sponde dell’Isonzo.

Quelle sponde dove i ragazzi del CARA vanno a consumare o cucinare il cibo che si comperano, per sfuggire all’immangiabile pasta o riso che all’infinito ripropone il “menu” della mensa della struttura.

Quelle sponde dove a volte sono inseguiti dai solerti tutori delle forze dell’ordine pronti a comminare multe da 300€ a seguito dell’ordinanza della “democratica” amministrazione di Gradisca che vieta di bivaccarvi. La stessa amministrazione che non ha mai pensato di offrire nessuna alternativa degna per trascorrere il tempo, un posto al coperto dove poter stare assieme, magari leggere qualche libro, prepararsi il the o semplicemente stare in pace in un luogo sicuro.

Chi ha conosciuto Atif racconta di un ragazzo solare, che seguiva un corso d’italiano organizzato da volontari fuori dal CARA, che voleva aiutare la madre e le quattro sorelle rimaste sole in Pakistan dopo la morte del padre.

Atif non realizzerà i sui progetti: la sua vita gli è stata rubata da un confine assurdo e da una legge ingiusta.

APRE MARTEDÌ -Tutt* a Gradisca-

[English version below]

MARTEDÌ 17 APRIRÀ IL CPR DI GRADISCA

PRESIDIO DAVANTI AL CPR A PARTIRE DALLE 8:30 DI MATTINA

Martedì aprirà il CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) presso l’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO), ci stiamo mobilitando per portare la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle persone che verranno rinchiuse al suo interno.

I CPR sono delle prigioni nelle quali le persone ‘trattenute’ (non detenute, perché l’internamento non è determinato da una sentenza penale) non possono uscire. Spesso la loro unica colpa è non essere in possesso di un documento valido: per chi non ha la cittadinanza italiana, questo può avvenire dopo la scadenza di un permesso per lavoro o per studio, o di un visto turistico, oppure se una richiesta di asilo politico viene rigettata. Queste persone – se vengono individuate – possono essere rinchiuse fino a 180 giorni nel CPR, nei quali possono essere deportate nel paese d’origine. Per la maggior parte ciò significa dover intraprendere un altra volta il viaggio in cui già si sono giocati la vita la volta precedente, le persone che vengono deportate hanno infatti già compiuto la decisione di scappare dal paese d’origine e si sono creati, vita e affetti in Italia.

Il CPR è un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia fra cittadine/i e non cittadine/i basata su etnia, classe e passaporto. Si tratta dell’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico dei cosiddetti “Paesi del Terzo Mondo”. Come conseguenza, milioni di persone emigrano, ma sono quasi sempre impossibilitate ad ottenere i visti necessari per entrare nell’Unione Europea. Si vedono perciò costrette a muoversi illegalmente, pagando e affrontando viaggi pericolosissimi. I Paesi europei utilizzano la violenza – delegata ai gruppi armati libici, a Erdoğan, alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria – per trasformare questi viaggi in una sorta di selezione massacrante, finalizzata a rendere coloro che riescono a superarla dei soggetti socialmente ed economicamente ricattabili.

I CPR sono soprattutto uno strumento per poter garantire lo sfruttamento in Italia di tutte quelle persone che hanno il permesso di soggiorno vincolato al contratto di lavoro (dalla legge Bossi-Fini), Il caporalato spietato presente nei subappalti di fincantieri, spesso raccontato anche sulle testate locali, ne è un esempio.

Le condizioni di vita nei CPR, lager e non-luoghi, sono disumane, a riprova ne sono i numerosi scioperi della fame, episodi di autolesionismo spinto e rivolte che vi si sviluppano.

Vogliamo vivere in un territorio dove nessuna persona venga rinchiusa o respinta a causa della sua provenienza o condizione economica. Non saremo mai complici silenziosi di un lager al lato di casa nostra. I lager sono pilastri di un mondo ingiusto, pieno di odio e violentemente repressivo.

Dopo un anno di allerta, il CPR adesso apre davvero. Non lasciamo soli chi ci verrà internato, vi invitiamo numerose/i MARTEDÌ 17 DICEMBRE dicembre al presidio davanti al CPR DALLE ORE 8:30, per poter come minimo gridare a chi entra che non è solo, che in molte non vogliamo esista quella struttura che gli sta rubando la vita.

Alcune macchine partiranno da Piazza Oberdan (Trieste) alle 7:15. Vieni se non hai passaggio e porta l’auto se hai posti.

ASSEMBLEA NO CPR – NO FRONTIERE FVG





ON TUESDAY WILL OPEN A NEW DETENTION CENTER GRADISCA

MEETING IN FRONT OF THE CPR STARTING FROM 8:30 AM

On Tuesday will open a CPR (Center of Permanence for Repatriation) in Gradisca d’Isonzo (GO), we are mobilizing to bring our solidarity and our support to the people who are going to be locked up.

CPRs are actual prisons where people are “kept”: they don’t have a criminal sentence, and therefore we cannot speak of “detainment”. They are imprisoned because they lack documents. For those without Italian citizenship, this can happen after the expiration of a work or study permit, or a tourist visa, or if an asylum request is rejected. If you are identified as an undocumented person, you can be locked up for up to 180 days in a CPR, where you can be deported to your country of origin. For many, this implies rembarking again in a hard journey in order to reach Italy, or Europe, where they have built their life and often have their friends and family.

A CPR establishes a hierarchy between citizens and non-citizens based on ethnicity, class, and passport. It all begins with the economic exploitation of the so-called “Third World Countries”. As a result, millions of people emigrate, but are almost always unable to obtain the necessary visas to enter the European Union. So they are forced to move illegally, pay smugglers, and face dangerous journeys. European countries use violence, and they delegate it to Libyan armed groups, to Erdoğan, to the police of Croatia, Serbia, and Hungary: it does not aim to block migrants along the Balkan route, but they want to transform those borders into a meat grinder; a device of that kind can convert ‘those who crossed’ into weak subjects, willing to blackmail each other to keep the prize of a difficult journey.

CPRs are above all a tool to guarantee the exploitation of who has the residence permit bound by the employment contract (due to Bossi-Fini law) – as shown for example by illegal hiring in Fincantieri, as reported by local newspapers.

CPRs are lager and non-places: inside the, the living conditions are inhumane, as proven by are the numerous hunger strikes, self-harm episodes, and revolts.

We want to live in a community where no one is locked up or rejected because of their economic background. We will never be silent, with a lager in our backyard. These detention centers are like pillars of an unjust, hateful, and violently repressive world.

After a year, the CPR now is opening for real. We won’t leave alone those who will be interned, we invite you all on TUESDAY 17th OF DECEMBER IN FRONT OF THE CPR AT 8:30AM. We will stand in solidarity with those being interned. We will tell them that many people are against the existence of that life-stealing structure.

Some cars will leave from Piazza Oberdan (Trieste) at 7:15. Come if you don’t know how to go and bring the car if you have spare sits.

NO CPR ASSEMBLY – NO FRONTIERE FVG

12/12/2019

STA PER APRIRE

La notizia dell’apertura del Cpr di Gradisca d’Isonzo, là dove c’era il Cie peggiore d’Italia, circola da sempre, cioè da quando la Legge Minniti-Orlando ha stabilito l’istituzione di un campo di internamento per persone senza documenti in ogni regione. Nell’estate 2018 si è avuta la conferma che il Cpr sarebbe stato aperto: è allora che questa assemblea ha cominciato a mobilitarsi. Nei mesi successivi, le autorità hanno annunciato più volte l’apertura imminente: pareva sarebbe successo a novembre 2019, poi nella prima decade di dicembre. Non è ancora successo, ma succederà molto presto.

Da più di un anno stiamo ripetendo che i CPR sono di fatto delle prigioni nelle quali le persone ‘trattenute’ (non detenute, perché l’internamento non è determinato da una sentenza penale) non possono uscire. Abbiamo spiegato più volte perché si tratta di un lager etnico. Abbiamo riportato le testimonianze di chi è stato rinchiuso: dal 1998 a oggi, le condizioni dentro i centri di internamento sono sempre sotto la soglia di vivibilità, e sono spesso emersi scandali legati alla gestione da parte di cooperative e aziende.

La cooperativa che si si è aggiudicata l’appalto di gestione è EDECO di Padova, nota perché coinvolta in vari processi e perché aveva in gestione il campo di Cona (VE), un campo-lager, dove il 2 gennaio 2017, morì Sandrine Bakayoko, una donna ivoriana di 25 anni.

Da quando esistono i centri di internamento, le persone rinchiuse protestano sistematicamente, spesso determinando l’inagibilità – e quindi la chiusura – di intere sezioni. Lo stesso Cie di Gradisca venne chiuso dopo le proteste del 2013, che furono duramente represse, portando alla morte di Abdelmajid El Khodra. Tuttavia, negli anni, i Cpr sono stati progressivamente dotati di un arredo interno sempre più inutilizzabile ai fini di protestare. Stando ai giornali locali, la struttura rinnovata del Cpr di Gradisca è «di massima sicurezza, con tanto di sistema di videosorveglianza potenziato rispetto a quello dialcuni anni or sono, vasche esterne non più comunicanti tra loro ma divise per camerata, e l’impossibilità di accedere al tetto», cioè al luogo dal quale gli internati in rivolta tentavano la fuga e riuscivano a comunicare con l’esterno.

Nelle foto, si vede come il Cpr di Gradisca mostri anche al primo impatto visivo la sua natura di lager: fili spinati, videosorveglianza, muri che vogliono essere invalicabili, luci, una fitta copertura di reti.

Di fronte all’aspetto brutale di questi luoghi brutali, dichiariamo la nostra solidarietà a chiunque verrà rinchiusx e da quel luogo violento tenterà la fuga. Chiediamo invece a chi non rischia di essere rinchiusx là dentro di contattarci, partecipare alle assemblee e alle mobilitazioni: è una questione che riguarda tuttx.

6/12/2019

E’ stata decisa la chiusura del campo di Vucjak. Con colpevole ritardo e dopo un lungo braccio di ferro tra varie amministrazioni municipali, cantonali e governative. I nuovi fondi UE verranno investiti per spostare le persone dal nord ovest bosniaco vicino al confine croato, con destinazione Sarajevo, in una ex caserma. L’ennesimo luogo di concentramento di alti numeri, l’ennesimo spostamento coatto indietro nella rotta per chi magari già e’ stato più volte respinto. Ennesima soluzione che non risolve nulla. [da Along the Balcan Route]

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2019/12/06/bosnia-decisa-chiusura-campo-di-vucjak_70468f32-4256-4d46-9356-bf549c8ad766.html?fbclid=IwAR3sXvoQgpeZp5xqrpG3iO5bnwgRVQ_Yt4cWkJ2V2FVYDBGg7K-qV6qBSCk

5/12/2019

Tutti i campi alle porte dell’UE e tutti i campi dentro l’UE, come il Cpr che sta per aprire a Gradisca, non devono esistere.

Libertà di movimento per tuttx!

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Bosnia-Erzegovina-migranti-intrappolati-senza-via-d-uscita-198340?fbclid=IwAR0T3mhoA8XWzWOc9NnQ_84ha4K7WWxuv2CmCgvdh5JGnCN0P3kbjqZ6e8A

3/12/2019

PUSHBACK A DUE STUDENTI CHE SI TROVAVANO IN CROAZIA PER UNA PARTITA DI PING PONG
Il 17 novembre due studenti nigeriani escono a Zagabria per fare un giro in città e lasciano i documenti in ostello. Sono in Croazia perchè hanno partecipato al campionato universitario di ping pong. Vengono bloccati dalla Polizia e trasportati al confine con la Bosnia, si rifiutano di scendere dal furgone nel bosco e la polizia minaccia di ammazzare uno di loro se non scendono. Si ritrovano respinti in Bosnia senza documenti.

Il razzismo ed i razzisti sono una componente fondamentale per la protezione delle frontiere.

https://zurnal.info/novost/22587/hrvatska-policija-kidnapovala-nigerijske-studente-i-prebacila-ih-u-bih?fbclid=IwAR3tDHZyXtvIkDwsxuRQIFqMtd8xZpcRggWi9Pcxb5ep-13E4NY2BYxcCS4

https://zurnal.info/novost/22588/croatian-police-kidnapped-nigerian-students-and-transferred-them-to-bih?fbclid=IwAR30LrNz2SHzYE3hqMT7cIPwh5JwtYm62a08SSFhv5WzYv7SV_rc743VPgM

2/12/2019

Qui potete ascoltare l’intervista radio che ci è stata fatta 8 giorni fa al presidio davanti al CARA.
In questi 8 giorni un altro agente della polizia Croata ha sparato ad una persona migrante.
In questi 8 giorni due altre persone sono morte mentre cercavano di passare la Slovenia schiacciate in un furgone.

Quelle morti sono state causate in nome della nostra sicurezza.
Nostra è la responsabilità di reagire.

No Cpr a Gradisca d’Isonzo