A facili domande, facili risposte. Le (non) fughe di chi (non) fugge dal CARA di Gradisca

Apprendiamo dai media locali di una serie di fughe/non fughe da parte dei richiedenti asilo “ospitati” nel CARA avvenute dal retro del campo. In un articolo dettagliato, oltre a tutte le sfumature di preoccupazione della sindaca di Gradisca, viene posta la domanda sul perché questo succeda visto che a questo punto dell’emergenza sanitaria “gli ospiti” possono regolarmente uscire come “gli autoctoni”.

Posta la domanda ai diretti interessati incontrati per strada, la risposta appare piuttosto semplice: «Andiamo al supermercato!», ci dicono. In posti come il CARA, che il vitto sia scarso (un bicchierino di latte con due biscotti a colazione, riso in bianco con un pezzo di pane a pranzo etc.) e che in passato arrivasse anche avariato, inadatto e insufficiente non è una novità, come non lo è che i richiedenti asilo cerchino da sempre di autorganizzarsi i pasti, attività spesso ostacolata durante tutte le gestioni fuori e dentro alla struttura.

Le uscite contingentate poi, una persona circa ogni 10 minuti, imposte in maniera del tutto arbitraria dall’ente gestore, determinano lunghe attese davanti al cancello per guadagnarsi l’uscita che per qualcuno spesso neppure avviene, visto che sono circa 200 le persone ad oggi ad abitare al CARA. Questo avrà sicuramente influito sulla ricerca di strade alternative.

Forse le procedure potrebbero essere più agili, ma probabilmente al governo regionale e nazionale e a chi gestisce il centro importa principalmente che le uscite siano contenute, affinché di queste persone “se ne vedano di meno in giro”, secondo quella logica perversa e quella
retorica rassicurante per cui a guadagnarci da queste misure di reclusione sarebbe la sicurezza pubblica.

Ci dispiace constatare infine che una certa propaganda politica, fatta anche attraverso i media locali, continui ad avere presa sui cittadini di Gradisca e ne fomenti le paure. Di certo questo non avviene per caso: ci sono precise responsabilità delle istituzioni e della stampa che hanno contribuito a costruire l’immaginario dell'”immigrato untore”, attraverso una narrazione più vicina al gossip che alla cronaca.

C’è chi poco tempo fa ha dichiarato a proposito dell’installazione del centro quarantena che Gradisca non si merita altri migranti, noi siamo dell’avviso che siano i migranti a non meritarsi posti come il CPR e il CARA di Gradisca, luoghi disumani di speculazione economica e politica!

Assemblea NO CPR NO FRONTIERE FVG

PRESIDIO DAVANTI AL CPR-CARA

Domenica 14 giugno dalle 17:00 andremo in presidio davanti al CARA e al CPR di Gradisca, per:

  • esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i reclusi del cpr che hanno dovuto passare gli ultimi mesi, oltre che reclusi, anche con l’angoscia di ammalarsi e di essere lasciati morire;

  • essere testimoni di quello che, ancora una volta e nonostante le minacce di ripercussioni, chi è costretto nel CPR vorrà raccontarci;

  • esprimere solidarietà a chi è stato segregato nel CARA e nel vicino centro di quarantena. Persone che hanno visto la propria libertà ulteriormente limitata in questo periodo e che vengono trattate dai media e dalla politica istituzionale come oggetti;

  • tornare fisicamente a continuare la lotta. Farlo ci sembra il modo migliore per esprimere solidarietà anche alle compagne e i compagni che, come noi, si oppongono a frontiere e CPR e che lo scorso 13 maggio sono state colpite dalla repressione a Bologna;

  • Ribadire che tutti i muri dei CPR devono cadere

In questi mesi il CPR ha dimostrato tutta la sua funzione: uno degli ingranaggi fondamentali di quella macchina del ricatto che pemette ci siano interessi da tutelare e vite sacrificabili per la causa. Lo dimostra il fatto i CPR sono stati aperti,nonostante l’emergenza sanitaria in corso e nonostante i rimpatri fossero bloccati. I CPR erano lì, solo a dimostrare che il ricatto di essere deportati era sempre reale. Un ricatto di cui Confindustria e Coldiretti hanno bisogno, come avevano bisogno che le industrie non chiudessero durante l’emergenza, assumendo che le persone potevano ammalarsi, ma i loro profitti non potevano calare. Lottare per la chiusura di tutti i CPR e la libertà di tutti i rinchiusi è un passo per la libertà di tutte e tutti noi. Nella tregua di quest’emergenza sanitaria, ri-torniamo in piazza, con la consapevolezza che non è come se nulla fosse successo in questi mesi.

Al fine di costruire uno spazio che garantisca la tutela di tutte e tutti, chiediamo di arrivare munite di mascherina e di mantenere adeguate distanze.