MOHAMED É LIBERO! Aggiornamento sullo sciopero della fame nel Cpr di Gradisca

Riportiamo da No Cpr Torino https://nocprtorino.noblogs.org/post/2023/07/16/mohamed-e-libero-aggiornamento-sullo-sciopero-della-fame-nel-cpr-di-gradisca/

Quotidianamente gli atti di protesta scuotono i giorni e le notti all’interno dei CPR. Tra quelle mura, per evitare le deportazioni, opporsi alle provocazioni delle guardie, ma anche solo per chiedere la nomina dell’avvocato o un colloquio è necessario lottare. Lottare da soli, lottare in gruppo, contro un sistema strutturalmente violento e razzista, ogni giorno e con ogni mezzo a propria disposizione.
Una storia che si ripete da quando i CPR (prima CPT, poi CIE) sono stati istituiti nel 1998. Una storia che in alcune occasioni riesce ad inceppare la macchina delle espulsioni.

Lo sciopero della fame di Mohamed, recluso nel centro per il rimpatrio di Gradisca d’Isonzo, che grazie alla solidarietà e alla presenza dei e delle compagne triestine è uscito dalla coltre di silenzio a cui era stato rilegato da sbirri ed ente gestore – qui il comunicato sulle iniziative dello scorso fine settimana e sullo sciopero durato 26 giorni – è riuscito a bloccare la condanna alla deportazione e ottenere la libertà.
Infatti, nonostante il rischio di persecuzioni in caso di ritorno in Tunisia, per aver partecipato alle primavere arabe del 2011, la richiesta d’asilo di Mohamed era stata considerata “non fondata e strumentale ad evitare l’espulsione”.

Una condizione comune, quella dei richiedenti asilo all’interno dei CPR, che nei prossimi mesi con le nuove regole previste dal Decreto Cutro e la possibilità di procedure di espulsione accelerate e espletabili direttamente in frontiera aumenterà il numero di deportazioni dall’Italia verso i paesi di provenienza o anche verso Paesi terzi considerati “sicuri”, ma anche i tempi e i luoghi di detenzione amministrativa [qui un podcast di approfondimento su alcune modifiche al testo unico immigrazione].

A questa idea di sicurezza, che mira a clandestinizzare e utilizzare le persone migranti come merce di scambio per accordi economici ed energetici, scendendo a patti anche con regimi palesemente dittatoriali, si contrappongono le lotte dentro ai CPR e contro le frontiere.
Supportiamo queste lotte, rendiamole quanto più possibile visibili, portiamole in strada per dargli piu forza e poterne trarre da esse.

Per la libertà.

Per un mondo senza frontiere né galere.

Dalla parte di chi prova ad abbattere quelle mura

Qualche giorno dopo il weekend di mobilitazione contro i CPR e le frontiere, ci teniamo a condividere alcune considerazioni su questi due giorni.

Chi ha partecipato e portato i generi di prima necessità ai reclusi non lo ha fatto per spirito di carità, ma perché ha intimamente capito che in quel luogo di tortura i pacchi che abbiamo consegnato possono trasformarsi in mezzo per allargare le maglie di un sistema che attraverso privazioni e violenza si traduce in tortura.

Il cibo che abbiamo messo dentro a quei pacchi potrà forse aiutare qualcuno a rifiutarsi di mangiare il cibo fornito all’interno del CPR da Ekene, la cooperativa che lo gestisce. Dentro quelle razioni – a Gradisca come negli altri CPR – vengono infatti nascosti psicofarmaci volti ad ammansire i prigionieri (o ospiti, come li chiamano loro). Da qui il significato politico dei generi alimentari, non abbiamo mai voluto rendere più vivibile quel centro di tortura amministrativa.

Un grande grazie anche alle compagne che sono venute a presentarci I CPR si chiudono col fuoco. L’opuscolo (disponibile qui) presenta le testimonianze delle persone rinchiuse e delle rivolte che quest’inverno hanno bruciato molte sezioni del CPR di corso Brunelleschi fino a provocarne la chiusura.

Noi siamo convinte: le affinità politiche più strette si legano attraverso la condivisione delle pratiche di lotta, e per questo ci teniamo a rimandare alla prossima chiamata nazionale, il Passamontagna del 4-5-6 Agosto. Invitiamo chi può a essere presente: la pretesa sovranità degli Stati sui confini nazionali si spezza attraversandoli.

Segnaliamo poi una vicenda estremamente grave, a dimostrazione che la mobilitazione e la solidarietà sono sempre più necessarie per rompere quello stato di invisibilità e isolamento in cui i CPR sono confinati. Nei contatti avvenuti in questi giorni con l’interno abbiamo infatti scoperto che una persona tunisina è in sciopero della fame da tre settimane e negli ultimi giorni è stato portata in ospedale a seguito di atti di autolesionismo. Ieri sera è stato riportato al CPR, ma in una cella e in un’area distanti dai compagni che, in solidarietà, avevano iniziato a rifiutare il cibo. È la seconda volta che intraprende il digiuno nell’ultimo mese, in segno di protesta verso la detenzione arbitraria a cui è sottoposto. Ha avuto problemi politici in Tunisia a seguito delle rivolte della primavera araba, ma nonostante questo la sua richiesta asilo è stata respinta come “pretestuosa”.

Ma le voci dai CPR, per chi vuole ascoltare, parlano di abusi costanti e di persone che nonostante tutto non si piegano: le proteste e le rivolte sono continue, anche se rimangono nel silenzio colpevole di quelle quattro mura. Sta anche a noi farle risuonare, portando solidarietà e appoggio.

Ringraziamo anche per questo le forze dell’ordine, la Prefettura di Gorizia e la cooperativa Ekene che, gelosi di mantenere le persone rinchiuse, sedate e isolate, hanno negato con la forza al presidio di spostarsi sotto le mura del CPR e, sempre con la forza, hanno impedito ai reclusi di far uscire le loro voci da quelle stesse mura.

Come ribadito più volte durante i dibattiti, le persone rinchiuse sono pienamente consapevoli dell’ingiustizia e della violenza che sono costrette a subire all’interno del CPR, tanto da arrivare al punto di mettere a repentaglio il proprio futuro e le proprie stesse vite per far cadere quel muro. C’è chi ha rischiato il rimpatrio per far uscire la testimonianza di un omicidio, c’è chi ha rischiato la pelle per distruggere le mura, il ringraziamento più grande va a loro. Il bisogno profondo di libertà è più potente dell’oppressione quotidiana e soffocante, e il minimo che possiamo fare da fuori è sostenere e amplificare queste voci e questa lotta che riguarda tutti e tutte.

Solidali con chi subisce la violenza dei CPR e delle frontiere e dalla parte di chi prova ad abbattere queste mura.

Scritto con Burjana  https://laburjana.noblogs.org/post/2023/07/13/dalla-parte-di-chi-prova-ad-abbattere-quelle-mura/