Nicole ed Elena dal carcere di Piacenza

Condividiamo anche noi una lettera dal carcere di Nicole ed Elena, due delle persone arrestate la settimana scorsa a Bologna in una spudorata operazione repressiva (qui il comunicato di solidarietà che avevamo scritto).

Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio, Martino, Otta, Angelo, Emma, Tommi liber* subito!!!


Lettera pervenuta alla Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali


Carcere di Piacenza, 15 maggio 2020

Grazie a tutti voi!

Grazie per il kit di buste e bolli!

Io (Nicole) ed Elena siamo in AS3. Siamo arrivate alle 11.30 circa del 13 Maggio, dopo un primo passaggio in una tenda posta esternamente per misurare la temperatura corporea alle nuove detenute, siamo state messe in isolamento sanitario per 15 giorni (celle singole ma adiacenti). Non possiamo accedere alla palestra e alla biblioteca, dopo che c’eravamo state per 2 giorni, causa emergenza Covid e nostro isolamento. Dopo tale misura non saremo più potenziali veicoli di infezione… dopo una nostra incazzatura ci hanno dato 4 libri e ci stanno preparando il regolamento interno (è dall’ingresso che lo chiediamo)… vedremo.

Abbiamo 2 ore d’aria al dì, da fare separatamente dalle altre sempre per emergenza Covid e quindi le facciamo assieme (con mascherina) alle 12-13 e 15-16.

Come saprete qui c’è anche Natascia che al momento riusciamo a vedere solo di striscio quando attraversiamo il corridoio, ma i suoi sorrisi sono stati e sono fondamentali. Speriamo di poterla abbracciare presto. Oggi abbiamo avuto l’interrogatorio e ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. Eravamo in videoconferenza insieme a tutti gli altri.

Lunedì vedremo gli avvocati. Di ieri la notizia che dal 19 c.m. al 30/06 riprenderanno i colloqui visivi e saranno mantenuti i colloqui via Skype.

Questa operazione (che ci pare aver capito chiamata “RITROVO”?) ha quali capi di imputazione l’ormai noto 270 bis e 270 bis1 (aggravante) per 11 su 12, istigazione a delinquere tramite articoli, volantini e manifesti con l’aggravante dell’uso di strumenti informatici – Tribolo.noblogs.org e la piattaforma roundrobin.info -; danneggiamento di un Bancomat BPER nel corso di una manifestazione non autorizzata il 13/02/2019; imbrattamento e deturpamento con vernice spray su edifici a Modena e Bologna con scritte comparse dal dicembre 2018 ad oggi per tutti. Incendio, per uno degli imputati più altri allo stato da identificare, ai ponti ripetitori delle reti televisive in via Santa Liberata (Bo) nella notte tra il 15 e il 16/12/2018.

Che dire?… “la commissione dei reati – fine […] non è necessaria” (cit. pag.21 ordinanza)… forse l’ennesimo tentativo dopo Outlaw e Mangiafuoco – finite in una bolla d’aria – di chiudere la bocca a chi “odia gli sfruttatori” (cit. pag.20 ordinanza)? E cosa più importante non ne fa un mistero ma lo urla al mondo. L’ordinanza porte il timbro del 6 marzo. Ci chiediamo se questi miseri esseri senza qualità abbiano deciso di rimandare il nostro arresto al 13 Maggio per risparmiarci l’ingresso in carcere nel pieno dell’emergenza Covid19 o se lo abbiano fatto per evitare in quel periodo ulteriori presenze scomode e ribelli nelle gabbie di Stato. La risposta viene da sé. Medici e guardie, fusi in un corpo unico qui come altrove, si rivendicano la loro «scelta di vita». I medici in particolare, incalzati dalle nostre domande provocatorie sul loro ruolo durante la prima visita, hanno fieramente sostenuto di svolgere il loro lavoro per la tutela della salute delle persone in galera.

A conti fatti, visti i morti e i malati di e in carcere, non possiamo che concludere e urlargli in faccia che il loro lavoro lo fanno decisamente male nonché in completa armonia con le guardie.

Non può esistere in luoghi del genere, la tutela della salute delle persone, per ciò che questi luoghi sono e rappresentano. L’unica sicurezza è la libertà per tutte e tutti.

Volevamo ringraziare tutte quelle persone che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza con i telegrammi, tanti; forse dall’esterno sembra una sciocchezza ma qui ci hanno scaldato il cuore e lo spirito. Il nostro pensiero va, in primis, a Stefy poiché è l’unica tra noi sola nel carcere di Vigevano e a tutti i nostri amici e compagni di lotta a Ferrara e Alessandria, a quelli raggiunti da obbligo di dimora nel Comune di Bologna e alle compagne e ai compagni fuori che continnuano a lottare insieme a noi.

Nicole e Elena

NEI SUPERMERCATI DELLA CITTÀ SOLIDARIETÀ AI BRACCIANTI IN SCIOPERO!

Oggi, in solidarietà ai braccianti agricoli in sciopero (qui il comunicato) contro ogni sfruttamento, contro il vincolo del permesso di soggiorno con il contratto di lavoro, contro le frontiere ed i CPR e per un modo solidale e senza migrazioni forzate sono comparsi bigliettini nelle cassette della frutta di molti supermercati di Trieste ed Udine e sono stati distribuiti volantini in Italiano ed in inglese.

Le lotte dei braccianti sfruttati, come quelle dei detenuti nei CPR, sono lotte per la libertà di tutte e tutti. Infatti, un mondo dove esistono i CPR, dove le verdure sono prodotte e raccolte con il sangue di persone sfruttate, e dove nei subappalti c’è chi fa la fame e rischia la vita per sopravvivere, è un mondo dove nessuna è davvero libera.”

SOLIDARIETÀ AI BRACCIANTI IN SCIOPERO!

SCARICA QUI IL VOLANTINO

DOWNLOAD HERE THE FLYER

  

Solidarietà ai braccianti agricoli in sciopero!

 

Oggi, giovedì 21 maggio, molti/e braccianti agricoli/e stanno scioperando contro la regolarizzazione fittizia contenuta nel cosiddetto “decreto Rilancio”. Il decreto prevede una regolarizzazione per soli sei mesi di una fetta irrisoria di lavoratori e lavoratrici privi di documenti regolari. 

Si tratta di un decreto squallido che, anche con l’emergenza sanitaria in corso, non mira a tutelare la salute delle persone prive di documenti, bensì a fornire lavoratori e lavoratrici usa-e-getta, da sfruttare per sei mesi e poi ricacciare nel limbo della “clandestinità”. Un decreto frutto della solita logica per cui ci sono profitti da tutelare (qui quelli della filiera agricola, dai grandi possidenti terrieri alla grande distribuzione) e vite sacrificabili per la causa. 

Si tratta di un decreto che evidenzia come la situazione emergenziale sia stata il laboratorio sociale e politico perfetto per favorire ulteriormente quella connessione tra luoghi di detenzione temporanea per migranti e richiedenti asilo e sfruttamento lavorativo in ambito agricolo e in quello del lavoro domestico. In questo modo, si definisce chiaramente una precisa volontà politica di razzializzare il mercato del lavoro: quello che un richiedente asilo o una persona  che arrivi in Italia dalla Balkan route o dalla rotta mediterranea può aspettarsi di fare, magari per essere ” regolarizzato”, è il bracciante per due euro all’ora, subendo violenze di ogni genere.

L’agricoltura made in Italy, soprattutto nelle grandi aziende del sud Italia ma non solo, è nota per il diffuso utilizzo del caporalato: le persone, solitamente non comunitarie, ci lavorano con turni estenuanti (almeno 12 ore) per paghe irrisorie (meno di 2 euro all’ora!). Le stesse persone vivono spesso nelle vicine baraccopoli (come quelle di San Ferdinando o Rosarno), segregate e senza luce e servizi igienici.

Molti braccianti sono costretti ad accettare queste condizioni perché sono privi di documenti regolari: nei loro confronti, i padroni hanno a disposizione una complessa rete di ricatti articolata dallo stesso Stato italiano. 

Il primo elemento di questa rete è il confine: per riuscire a entrare in Italia, in assenza di vie “legali”, le persone migranti affrontano viaggi spesso traumatizzanti, lunghi e pericolosi. Il tentativo di regolarizzazione, attraverso richiesta d’asilo o permesso di soggiorno, spesso non va a buon fine, costringendo le persone all’irregolarità e al lavoro nero.

Il secondo elemento è il vincolo con il contratto di lavoro: secondo la legge Bossi-Fini c’è una seconda possibilità di regolarizzarsi vincolando il proprio permesso con un contratto di lavoro; se si resta disoccupati, si perde in automatico anche la possibilità di vivere regolarmente in Italia.

Il terzo elemento sono i CPR: se le persone vengono fermate mentre sono irregolari, possono finire in uno dei CPR aperti in Italia. Nei sei mesi di reclusione, subiscono continue violenze e rischiano ogni giorno di essere deportate al Paese d’origine. I CPR sono un ingranaggio fondamentale della macchina del ricatto. Lo dimostra il fatto i CPR sono ancora aperti,nonostante l’emergenza sanitaria in corso e nonostante i rimpatri siano bloccati. Sono lì solo a dimostrare che il ricatto di essere deportati è sempre reale.

Coldiretti e la grande distribuzione hanno quindi a disposizione una grande quantità di persone ricattabili, fondamentali per i loro profitti.

Oggi, però, i braccianti stanno scioperando, nonostante il ricatto, e nonostante siano segregati e invisibili a molti in Italia: “Non vanno regolarizzate le braccia, ma gli esseri umani”, dicono. Chiedono appoggio allo sciopero non comprando le verdure oggi. 

Le lotte dei braccianti sfruttati, come quelle dei detenuti nei CPR, sono lotte per la libertà di tutte e tutti. Infatti, un mondo dove esistono i CPR, dove le verdure sono prodotte e raccolte con il sangue di persone sfruttate, e dove nei subappalti c’è chi fa la fame e rischia la vita per sopravvivere, è un mondo dove nessuna è davvero libera.

Che gli sfruttatori marciscano con le loro verdure!

Solidarietà ai braccianti agricoli in sciopero, non compriamo sfruttamento!

PS: Il caporalato, anche se non agricolo, è fortemente articolato anche in Friuli-Venezia Giulia, soprattutto nei subappalti di grandi ditte come Fincantieri. Tali subappalti prosperano all’interno di questo sistema di ricatti, di cui il CPR di Gradisca è un elemento fondamentale.

Qui il volantino


ENGLISH:

TODAY FARMHANDS ON STRIKE!

Today, Thursday May 21st, several farmhands are on strike against the fictitious regularization containedin the “Decreto Rilancio”. The decree defines a regularization of only six months for a negligible slice ofworkers without regular documents.This is a shabby decree that, even in the current health emergency situation, does not aim to protectthe health of undocumented people, but to provide disposable workers, to be exploited for six monthsand then pushed back into “clandestinity”. Such decree results from the usual logic for which there areprofits to be protected (here those of the agricultural chain, from large landowners to large-scaledistribution) and lives that can be sacrificed for the cause.

Made in Italy agriculture, especially in large farms in southern Italy, but not only, is known for thewidespread use of “caporalato”: people, usually non-EU workers, have to work with exhausting shifts (atleast 12 hours) for negligible wages (less than 2 euros per hour!). The same people often live in nearbyslums (such as those of San Ferdinando or Rosarno), segregated and without light and toilets.Many farmhands are forced to accept these conditions because they do not have regular documents: thebosses, on their side, can dispose of a complex network of blackmail articulated by the Italian State itself.

The first element of this network is the border: to be able to enter in Italy, in the absence of “legal”ways, migrant people often face traumatizing, long and dangerous journeys. Afterwards, they can try toregularize their situation through the request of asylum or residence permit, which, however, often fails,forcing people to live and work without regular documents.

The second element is the constrain of the employment contract: according to the Bossi-Fini law there isa second possibility one can try to regularize his/her condition and it corresponds to binding one’s ownpermit of stay with the employment contract; in this case if one lose the contract, he/her automaticallylose the opportunity to live regularly in Italy as well.

The third element is the CPR: if people are checked by police while they are irregular, they can end upin one of the Italian opened CPR. During the six months of detention, they face constant violence andrisk, every day, to be deported back to their country of origin. CPRs are the fundamental gear of theblackmail machine. This is demonstrated by the fact that the CPRs are still working, despite the ongoinghealth emergency and despite the fact that the deportation flights are currently blocked. They are onlythere to show that the blackmail of being deported is always real.Coldiretti and the large scale distribution of vegetables, therefore, have a large number of people attheir disposal which they can blackmail and which are fundamental for their profits.

Today, however, the farmhands are on strike, despite the blackmail, and despite being segregated andinvisible to many others in Italy: “It is not the worker’s arms what should be regularized, but thehuman beings”, they say. They demand support for the strike by not buying vegetables today.

The struggles of the exploited laborers, like those of the detained people in the CPR, are struggles forthe freedom of everyone. In fact, a world where the CPRs exist, where vegetables are produced andharvested with the blood of exploited people, and where people which work with subcontracting risktheir lives to survive, it is a world where none is truly free.

May the exploiters rot with their vegetables!Solidarity with the farm workers on strike. We don’t buy exploitation!

Assemblea no CPR no Frontiere, Trieste

PS: The phenomena of “caporalato” is strongly articulated in Friuli Venezia Giulia as well, , notespecially in agriculture but in the subcontracts working for large companies, such as Fincantieri. Suchsubcontracts thrive within this blackmail system, of which Gradisca’s CPR is a key element

Here the flyer

POTREBBE COLPIRE CHIUNQUE: AGIRE DIVENTA AUTODIFESA

Solidarietà e cassa resistenza

Mercoledì 13 maggio l’operazione “Ritrovo”, coordinata dalla procura di Bologna, ha incriminato diverse persone tra Bologna, Firenze e Milano: 7 di loro sono state arrestate in custodia cautelare e senza processo, altre 4 hanno ricevuto misure cautelari alternative. Si tratta di compagne e compagni che, come noi, si oppongono a frontiere e CPR e credono che attraverso l’azione si possa creare un mondo solidale, senza più persone oppresse e sfruttate.

Al Tribolo, spazio bolognese preso di mira dall’operazione, ci siamo state anche noi e lì, come in tanti altri luoghi, abbiamo potuto conoscere compagne attive nella lotta ai CPR di altre città.

L’operazione repressiva che ha portato alle misure cautelari, condotta dal Ros (!) e dalla procura antiterrorismo di Bologna (!!) è atroce, di una franchezza inaudita e pericolosa per la libertà di tutte e tutti.

È atroce perché utilizza le leggi antiterrorismo per terrorizzare la società, criminalizzando chiunque tenti di reagire alle ingiustizie. Rappresenta il quinto tentativo in poco più di un anno di raggruppare sotto il pesantissimo 270bis CP (associazione con finalità di terrorismo o di eversione), ormai sventolato con una disinvoltura preoccupante, iniziative, manifestazioni, diffusioni di critiche e azioni. Portare solidarietà e supporto agli/le ultim* con costanza e determinazione è diventata ragione sufficiente per essere accusate di “terrorismo”: ormai viene accusat* chiunque porti avanti pratiche coerenti di pari passo con analisi di critica radicale dell’esistente.

Le compagne e i compagni, tra le altre cose, vengono accusat* “di contrastare anche mediante ricorso alla violenza le politiche in materia di immigrazione”, di mettere in atto azioni volte a “contrastare e impedire l’apertura dei Centri Permanenti [?] di Rimpatrio”: ma noi sappiamo bene che chi pratica davvero violenza e terrorismo è chi rinchiude le persone in strutture come i CPR, imprigionate per mesi in attesa della deportazione, ammassate in condizioni intollerabili, spesso picchiate, talvolta lasciate morire o ammazzate.

L’operazione è inoltre spudoratamente franca, tanto che nelle stesse carte compare la ragione dell’operazione: “l’intervento [..] assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturiti dalla particolare descritta situazione emergenziale possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato […]”. In breve, lo Stato rinchiude coloro che potrebbero partecipare attivamente ad atti di ribellione contro di esso.

E perciò diventa estremamente pericolosa per la libertà di tutte: se basta questo, ci chiediamo, chi saranno le prossime e i prossimi?

Approfittando del totalitarismo di fatto creato “per la nostra salute”, lo Stato di diritto si è tolto la mascherina democratica per attaccare apertamente i suoi oppositori politici; la famigerata libertà di espressione e di opposizione con la quale, fino a ieri, si è riempito la bocca, viene messa da parte senza fatica. Se non reagiamo, ciò che è successo ieri potrebbe rappresentare uno spaccato dei prossimi tempi; potrebbe risuccedere a chi deciderà di scendere in strada per opporsi alle ingiustizie, per non far pagare la crisi che verrà alle fasce più povere o per creare legami solidali.

Esprimiamo solidarietà e calore alle compagne e ai compagni, repress* per aver lottato senza delega e mediazioni contro le istituzioni e le strutture dello sfruttamento e dell’oppressione.

Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio, Martino, Otta, Angelo, Emma, Tommi liber* subito!!!

Stiamo raccogliendo in una cassa comune contributi da inviare per le spese legali cui dovranno far fronte le persone coinvolte in quest’ultima operazione: chiunque voglia e possa contribuire ci contatti sulla pagina facebook “no cpr e no frontiere – fvg”!