Respingiamo la violenza dei confini!

Respingiamo la violenza dei confini!
Contro pushback e violenza dell’UE e della polizia

Trieste è una città di confine, alcuni la chiamano “Lampedusa del nord”. Trieste è infatti la porta d’entrata della rotta dei Balcani, come Lampedusa è la porta d’entrata della Rotta del Mediterraneo centrale. A Trieste si arriva a piedi, a Lampedusa in nave o in gommone.

Lungo la rotta balcanica chi migra si trova a superare vari confini, prima di poter entrare nell’Area Schengen dove, almeno formalmente, vige la “libera circolazione”. Teoricamente tale area è delimitata dal confine che separa la Slovenia dalla Croazia, ma ormai da anni l’Unione Europea ha delegato alla Croazia il “lavoro sporco” di fermare le persone che tentano di entrare nella UE, respingendole nei paesi che si trovano ancora più a sud, Bosnia e Serbia.

Come documentato nelle 1500 testimonianze raccolte fin dal 2018 dalla rete borderviolence.eu e pubblicate in “black book of push backs I e II”, le persone vengono fermate, maltrattate violentemente dalla Polizia croata e da Frontex e ricacciate oltre confine.

Però, per chi migra, anche superare il confine sud della Croazia non significa essere finalmente al sicuro: da due anni la Slovenia, quando rintraccia queste persone, le consegna in poco tempo alla polizia croata che a sua volta le deporta al confine.
Da maggio di quest’anno si è inserita in questo meccanismo anche l’Italia: ciò che qui chiamano “riammissioni informali in Slovenia” non sono altro che il primo anello di questa catena. Tra gennaio e metà novembre 2020, la polizia di frontiera di Trieste e Gorizia ha “riammesso” 1240 persone (+420% rispetto al 2019).
In Bosnia, destinazione ultima di queste “riammissioni”, da alcuni anni si è creato un collo di bottiglia. Vi si trovano persone soprattutto giovanissime, che solitamente sono in viaggio da anni e non hanno alcun interesse a fermarsi in Italia ma vogliono arrivare ai Paesi del nord. Quando arrivano a Trieste, stremati dai 15-20 giorni di fughe, cammino e stenti, ricevono una cura informale in piazza Libertà (di fronte alla stazione) dalle attiviste dei gruppi Linea d’Ombra e Strada si.Cura.

I respingimenti sono contrari alle leggi sull’immigrazione dell’UE e nonostante questa ne neghi pubblicamente l’esistenza li finanzia in vario modo.

Il 23 dicembre il campo di Lipa, vicino a Bihać, al confine nordoccidentale della Bosnia Erzegovina, è andato a fuoco. Da allora, i giornali italiani hanno cominciato a raccontare che in Bosnia è in atto una crisi umanitaria, come le attiviste e gli attivisti sul posto e al di qua del confine dicevano da anni.

Quella che viene chiamata in questi giorni “crisi umanitaria” sulla stampa italiana è una situazione di violenza sistemica che non si limita al freddo intollerabile di questi giorni al confine bosniaco ma si estende alla gestione da parte dell’Oim (l’ente Europeo gestore dei campi) dei grandi campi bosniaci, alle violenze sistematiche della polizia croata, alla catena dei respingimenti che arriva fino a Trieste, al razzismo fuori e dentro i confini dell’Unione Europea.

La dirigenza della questura di Trieste dal 30 dicembre è passata nelle mani di Irene Tittioni, esperta di pattugliamenti congiunti dei confini interessati da migrazioni.
Questa notizia ci mette in allerta, ci chiediamo cosa significhi essere esperti nel gestire in nome dello Stato fenomeni migratori clandestini creati da quelle stesse leggi che non forniscono visti, che permettono di entrare in Italia solo attraverso una migrazione pericolosa e chiedendo l’asilo politico, che rinnegano la maggior parte delle richieste d’asilo, che collaborano con e nascondono i respingimenti violenti e illegali.

Di fronte a tutto questo l’8 gennaio 2021 alle 17:30 saremo in piazza Goldoni a Trieste davanti al Consolato croato per denunciare pubblicamente le sanguinarie politiche europee in merito alla protezione dei confini. Ci saranno materiali informativi sui respingimenti, riflessioni e interventi con testimonianze delle attivist* che operano in Piazza della Libertà in Bosnia e Croazia.

Invitiamo chiunque non voglia accettare la normalità di tale orrore ad essere presente.

Assemblea no-cpr-no-frontiere, Strada si.Cura, Linea d’Ombra

APERITIVO DI AUTOFINANZIAMENTO

PER LE COMPAGNE E I COMPAGNI ARRESTATE/I NELLE OPERAZIONI SCINTILLA E RENATA

Venerdì 12 aprile, dalle ore 18:30, ci incontreremo al Germinal (Via delBosco 52/a) per un aperitivo di autofinanziamento. I soldi raccolti sarannoinviati per le spese legali delle compagne e compagni di Torino e Trento,recentemente arrestate/i per la lotta contro le frontiere, la guerra e i centridi detenzione per persone senza documenti.Rifletteremo sulle differenza tra le forme di lotta di ieri e oggi e sullemodalità di repressione attuate, sulla violenza di quei non-luoghi di cui iCPR rappresentano l’esempio più tangibile, sulle attuali politichemigratorie e la chiusura dei confini, su politiche securitarie e decoro. Lasuperiorità della violenza del potere del governo può durare se la suastruttura rimane intatta. Come ricostruire una consapevolezza collettiva,basata sulla forza della condivisione e della coesione tra chi lotta?

– Introduce: Gian Andrea Franchi

Daremo inoltre informazioni sulle operazioni Scintilla e Renata edaggiornamenti.

Accorrete, ci sarà un goloso buffet!

Qui il volantino stampabile

I CONFINI UCCIDONO

I CONFINI UCCIDONO

SABATO 8 DICEMBRE H 11:00 PRESIDIO IN PIAZZALE MONTE RE AD OPICINA (TS) IN SOLIDARIETÀ ALLE PERSONE FERITE NELL’INCIDENTE CAUSATO DALL’INSEGUIMENTO DEI MILITARI.

Martedì 4 dicembre a Opicina (TS) è avvenuto un grave incidente che ha visto coinvolti un furgone con a bordo dodici persone migranti ammassate e un’auto con tre persone locali. Mentre veniva inseguito dai carabinieri per non essersi fermato a un posto di blocco al confine,il furgone ha tamponato l’automobile. Ci sono stati 17 feriti: alcuni sono gravi.

Quanto è accaduto è solo uno dei tanti episodi che avvengono quotidianamente lungo la cosidetta “rotta balcanica”, percorso duro, pericoloso e costoso attraversato quotidianamente da persone di diversi Paesi per entrare nella “fortezza Europa”, per cercare una vita migliore o per sottrarsi a persecuzioni, guerre, catastrofi ambientali.

In questi mesi, il collo di bottiglia (cioè il punto più duro e pericoloso della rotta) è l’attraversamento della Croazia e della Slovenia. Si tratta di Paesi europei che, grazie ai finanziamenti EU, bloccano sistematicamente i migranti in rotta non permettendo la richiesta asilo, li consegnano a squadre speciali di polizia croata che li umiliano e pestano per poi respingerli oltre la fortezza (in Bosnia o in Serbia).

Questa prassi è quotidiana e documentata. Molte persone non ce la fanno a riprovare immediatamente dopo essere state respinte e rimangono così bloccate nei campi profughi in Bosnia e Serbia, costrette in condizioni terribili, alcune volte letali. Chi non viene respinto, alcune volte ce la fa, altre muore, come è successo dieci giorni fa a Nassim, di Tizi Ghneif (Al Mizan, Algeria) di 25 anni, morto annegato in Slovenia, nel fiume Reka, nei pressi di Topolc mentre scappava dalla polizia; o a Ibrahim Ahmad, di Damasco (Siria) di 44 anni, che è stato visto l’ultima volta pochi giorni fa, cadendo nel fiume Dobra tra Croazia e Slovenia. I compagni di viaggio di Nassim, sono stati picchiati e respinti in Bosnia, compreso uno che è prima stato portato in ospedale perché collassato nel vedere Nassim non riemergere dal fiume.

Tutto ciò avviene perché le persone non hanno la possibilità di muoversi liberamente in Europa, perché esistono confini chiusi il cui attraversamento legale è concesso con il contagocce a poche persone privilegiate, e per la maggior parte delle persone è impossibile. Per questo, le uniche vie che possono essere tentate per entrare nella “fortezza” sono le marce notturne nei boschi, o nascondersi sotto i camion o nei container, o ancora pagare qualcuno per dei passaggi o dei consigli (i cosidetti trafficanti o passeurs o smugglers) o ammassarsi in un furgoncino.

L’inseguimento di martedì viene da questa situazione: sarebbe potuto finire con altre morti causate dal confine.

Rifiutiamo in maniera assoluta la retorica che vuole criminalizzare per l’accaduto quelle 12 persone che si stavano giocando la vita, per ritrovarne una. A loro va la nostra solidarietà, come a tutte le persone ferite nell’incidente.

Rifiutiamo anche la retorica manipolatrice che grida all’inumanità degli smugglers via terra, cercando di additarli come il problema di questa situazione. Gli smugglers sono persone che sfruttano economicamente l’esistenza dei confini: esisteranno fino a quando esisteranno i confini e persone che vogliono attraversarli ma non possono farlo.

Il problema è che il confine è chiuso. Un confine chiuso è un pericolo per la vita di chi vuole attraversarlo. Chi arriva non è un pericolo, è una persona. Il pericolo sono i militari sul confine: è a causa dei militari sul confine che queste persone hanno rischiato di morire nell’incidente a Opicina e ogni giorno rischiano di morire nell’attraversare i confini della rotta balcanica.

[Il PD, in seguito all’accaduto, ha richiesto un inasprimento dei controlli, un turnover delle forze dell’ordine per bloccare i trafficanti di uomini, in un becero tentativo di oscurare, ancora, la realtà in cui viviamo.]

La colpa di questa situazione intollerabile è di chi esalta e chiude i confini, di chi promulga leggi razziste e costruisce lager per le persone senza documenti.

I confini uccidono ogni giorno, qui come ovunque nel mondo.

La libertà di circolazione per tutte e tutti è l’unica soluzione possibile e praticabile perché tutto questo finisca.

proti mejam! rabbia contro i confini e chi li difende! solidarietà senza frontiere!

Le violenze della Balkan Route

VENERDÌ 23 NOVEMBRE h. 20:30
C/O GERMINAL VIA DEL BOSCO 52a (TRIESTE)

 

La rotta balcanica si sta trasformando in uno dei percorsi migratori più pericolosi e violenti:

Il ricorso a respingimenti a caldo illegali si sta progressivamente sistematizzando e raffinando, attraverso un coordinamento transnazionale che coinvolge vari Paesi sulla rotta: i respingimenti violenti della polizia croata sono noti, di quelli della polizia slovena si è cominciato a parlare nella primavera scorsa, recentemente, sono uscite sulla stampa le prime notizie dei respingimenti dall’Italia.

È necessario capire come si articola questo coordinamento tra i Paesi della rotta e prendere coscienza di cosa si intende per “respingimento illegale” secondo i trattati internazionali, pur considerando ogni respingimento – sia di migranti o richiedenti asilo – illegittimo e inaccettabile.

L’incontro si articolerà su questi due punti:

  • quale violenza? analisi e testimonianze di attiviste/i attive/i rispettivamente in Croazia, Serbia e Bosnia;
  • cos’è un pushback? commento di un/’esperto/a legale

Ogni respingimento è illegittimo. Apriamo le frontiere! Proti mejam!

ASSIEME DAVANTI AL CARA DI GRADISCA!

Dopo la riuscita manifestazione a Gradisca dello scorso 20 ottobre, ritorniamo davanti al CARA per un pomeriggio di incontro e protesta.
Un presidio per mantenere alta la tensione sul procedere dei lavori per la “riconversione” del CARA in lager di Stato (quei CPR previsti dall’ultimo governo PD, ora potenziati dall’attuale maggioranza penta-leghista), ma anche per riprendere il filo del lungo dialogo nato il 20 fra i partecipanti alla manifestazione e le persone costrette nel CARA.

Ci vediamo sabato 10, dalle 14.30 davanti al CARA di Gradisca.
Contro i CPR, contro ogni confine, contro le aberrazioni del “decreto Salvini”, per affrontare collettivamente i problemi di chi sta dentro e fuori da quelle mura!
Nessun lager aprirà, né a Gradisca né Altrove!

EMERGENZA FREDDO SULLA ROTTA BALCANICA: RACCOLTA COPERTE, SACCHI A PELO E CALZINI tg40-42!
La difficile situazione dei campi profughi nei Balcani precipita all’abbassarsi delle temperature; alcun* di noi porteranno rifornimenti nei prossimi giorni: porta al presidio i sacchi a pelo, le coperte e i calzini tg 40-42 che non usi.
IMPORTANTE: se non hai nulla da donare, ma vuoi contribuire alla raccolta, NON ACQUISTARE COSE NUOVE!; porta piuttosto il denaro: acquisteremo il materiale in prossimità dei campi (è molto più economico e non si corre il rischio dell’arbitrario sequestro da parte della polizia di frontiera).

INFORMAZIONI TECNICHE

  • Partenza alle ore 13, da piazza Oberdan, per chi si muove da Trieste; se hai bisogno/hai a disposizione un passaggio, contattaci!
  • In caso di pioggia il presidio si svolgerà comunque (salvo clima del tutto incompatibile con l’iniziativa): info e aggiornamenti sull’evento!

VOLANTINO IN DIVERSE LINGUE


Siamo l’assemblea No Cpr e no frontiere-Fvg, un gruppo con base a Trieste che lotta contro i confini e le pratiche a loro connesse.
Siamo state e stati a Gradisca sotto il Cara il 20 ottobre costruendo assieme a chi Là ci deve stare dentro un momento di confronto, protesta e festa.
Vorremmo continuare questo percorso assieme trovandoci sabato 10 novembre alle 14:30 accanto al Cara.
L’obiettivo è condividere informazioni, trovare assieme modi e pratiche per contrastare le strutture di prigionia attuali e future e stare assieme.


We are the No CPR and no frontiere-FVG assembly, a group based in Trieste that fights borders and the practices related to them, including CPRs. On 20 October we were in Gradisca in front of the CARA, discussing, protesting and celebrating alongside those who are detained inside. We would like to continue this journey together and will meet on Saturday 10 November at 2.30 pm next to the CARA. Our goal is to share information, explore ways and practices of countering current and future prison structures, and be together. [the event will be held in the case of light rain, but will be cancelled if it is raining heavily]


Nous sommes l’assemblée No CPR et no frontiere-FVG, un groupe basé à Trieste qui combat les frontières et les pratiques qui leur sont liées. Le 20 Octobre, nous étions devant le CARA de Gradisca pour construire avec les détenuEs un moment de réflexion, de protestation et de fête. Nous souhaitons poursuivre ces actions ensemble samedi 10 Novembre à 14h30 devant le CARA. L’objectif est de partager des informations, de définir ensemble des moyens et des pratiques pour lutter contre les structures carcérales actuelles et futures, et finalement pour être ensemble. [nous serons présents même en cas de pluie, sauf très forte.]

CAMMINATA NO BORDER!

domenica 7 ottobre
h. 10.30, ritrovo a Draga

[porta qualcosa da mangiare per il pranzo condiviso!]

(di fronte alla locanda Mario)

I confini sono un’invenzione, ma un’invenzione che ammazza, da sempre.
Ogni giorno, decine di persone tentano di raggiungere l’Europa attraverso
la rotta balcanica: attraversano confini di nascosto rischiando di essere
prese e respinte, derubate e menate dalla polizia, rischiando di morire.
Noi, che possiamo muoverci di qua e di là dal confine
quando e come ci pare, solo perché siamo bianche e cittadine,
siamo solidali con chi ci rischia la vita.
Attraversiamo la frontiera insieme per dire che rifiutiamo la sua esistenza
e che siamo contro e chi la fa esistere e funzionare. Denunciamo la violenza
di questo confine e di quello dell’area Schengen (sloveno-croato),
denunciamo i respingimenti illegali dalla Slovenia e la violenza della
polizia croata. Denunciamo le condizioni nelle quali l’Unione Europea
condanna i migranti in Bosnia. Denunciamo la pazzia delle reclusioni sulle
isole greche. Denunciamo la violenza dei CPR – che sono dei lager di Stato
– e la costruzione di un CPR a Gradisca d’Isonzo.
Qui diciamo che i confini ci fanno schifo,
che vanno distrutti, che li vogliamo distruggere.
Vogliamo la demilitarizzazione del Carso e della frontiera.
Vogliamo la libertà di movimento incondizionata per tutti gli esseri umani.
VIA I FASCISTI E IL CORPO MILITARE,
PIÙ NOMADI E MONTANARE!

 

[la camminata sarà fatta anche in caso di pioggia: garantiamo pranzo sociale al coperto!]


PROGRAMMA della GIORNATA:

h 10.30 – ritrovo a Draga (piazzetta attigua alla Locanda da Mario).
PASSEGGIATA NO BORDER e sconfinamento in Slovenia con letture condivise.

A seguire – ritorno a Draga e PRANZO CONDIVISO (cucina e porta ciò che vorresti trovare!)

IN CASO DI PIOGGIA LA PASSEGGIATA SI TERRÀ COMUNQUE IN FORMA BREVE, SEGUIRÀ IL PRANZO SOCIALE AL COPERTO!


Qui la versione stampabile: CAMMINATA NO BORDER 2xpagina CAMMINATA NO BORDER


POHOD
BREZ MEJE!
nedelja, 7. oktober
ob 10.30, zbor v Dragi
(pred gostilno locanda Mario)
[prinesi nekaj hrane za skupinsko kosilo!]

Meje so izum, ampak izum, ki ubija, že od nekdaj.
Vsak dan na desetine ljudi poskuša doseči Evropo po balkanski poti:
skrivoma prečkajo meje in pri tem tvegajo, da bodo odkriti in zavrnjeni,
oropani in pretepeni s strani policije, tvegajo smrt.
Me, ki se lahko prosto gibamo čez mejo,
kadar in kakor se nam zazdi, samo zato ker smo bele in državljanke,
smo solidarne s tistimi, ki tvegajo življenje.
Prečkajmo mejo skupaj, da povemo, da nasprotujemo njenemu obstoju
in da smo proti tistim, ki jo udejanjajo. Obsodimo nasilje te meje in tiste šengenske
med Slovenijo in Hrvaško, obsodimo nezakonite vrnitve iz Slovenije in
nasilje hrvaške policije. Obsodimo pogoje na katere Evropska unija obsoja migrante v
Bosni in Hercegovini. Obsodimo norost zaporov na grških otokih.
Obsodimo nasilje italijanskih centrov CPR – ki so državna koncentracijska taborišča –
in izgradnjo CPR v Gradišču ob Soči.
Tu pravimo, da se nam meje gnusijo,
da jih je treba uničiti, da jih hočemo uničiti.
Hočemo demilitarizacijo Krasa in meje.
Hočemo brezpogojno svobodo gibanja za vse ljudi.
PROČ S FAŠISTI IN Z VOJSKO,
VEČ NOMADOV IN POHODNIC!
nofrontierefvg.noblogs.org
[pohod bo tudi v primeru dežja, zagotovljeno skupinsko kosilo pod streho!]


NATISNITE: pohod brez meje, Pohod brez meje A5