Testimonianze – SAPPIAMO CHI È STATO –

Al seguente link c’è un audio con la testimonianza di alcuni detenuti sull’assassinio di V.E., ammazzato di botte nel CPR di Gradisca, e morto in ospedale ieri. Le voci sono state modificate per tutelarci tutti.

È inizio settimana, V. non trova il telefono, non vuole tornare in cella, resiste, viene picchiato finché non ne può più. Viene buttato in cella, nella rabbia prende un ferro in mano e si fa male allo stomaco. Dopo viene portato in infermeria, non più di una ventina di minuti, torna e si mette a dormire, forse per i farmaci. Raccontano che il suo corpo era rosso dai lividi.

Il giorno dopo si sveglia, aveva accettato di essere estradato e riportato in Georgia, i compagni di prigionia dicono che gli fosse stato detto di fare le valigie per partire. Alle 20 però torna.

Sta presumibilmente due giorni nel CPR, sta male, per le manganellate e per il colpo nello stomaco, chiede aiuto senza essere soccorso.

Allora comincia a gridare, arriva la polizia che chiede a un suo compagno di cella di collaborare passandogli fuori un ferro. Quando V. lo vede aiutarli si arrabbia e i due iniziano a litigare, allora la polizia entra e in otto accerchiano V., iniziano a picchiarlo a sangue, si buttano su di lui con forza finché non sbatte la testa contro il muro.

Lo bloccano con i piedi, sul collo e sulla schiena, lo ammanettano e lo portano via. “Lo stavano tirando con le manette come un cane, non puoi neanche capire, questo davanti a noi tutti” ci ha spiegato un altro suo compagno recluso.

Non dicono più niente a nessuno, raccontano agli altri detenuti che lo stanno processando. Poi ieri qualcuno origlia una conversazione e scopre che è morto. I compagni avvisano la moglie a casa, lei chiama il CPR e nessuno le risponde.

V. è stato ammazzato di botte dalle guardie del CPR

CI VEDIAMO IL 19 GENNAIO ALLE ORE 14:30 PUNTUALI PER ANDARE DAVANTI AL CPR. Il luogo di incontro è davanti al centro commerciale “La fortezza” di Gradisca, dal lato del Cpr, sulla SR305, in direzione Udine.

CPR DEVONO CHIUDERE. I CPR SONO LAGER.

 

SBOBINA

Cosa hai detto?

Suo telefono si è perso, lui non ricordava dove ha lasciato. Da lì hanno cominciato a picchiarlo, loro volevano mandare tutta gente dentro le camere, lui insisteva nella ricerca del suo telefono, da lì hanno cominciato a picchiare con il manganello, aveva tutto il corpo rosso proprio di lividi.

Ok.

Ecco da lì lo hanno portato nel corridoio, quando arriva vicino al suo modulo per rientrare lui non voleva perché era un ragazzo basso e robusto: aveva la forza. Da lì lui ha chiamato uno della Guardia di finanza e non voleva e hanno cominciato a picchiarlo di nuovo, lo hanno buttato dentro e lui con la rabbia ha preso un pezzo di ferro ha tagliato un po’ allo stomaco. Loro l’hanno lasciato, non lo hanno portato all’ospedale. Domani mattina quando lui sveglia ha cominciato a fare di nuovo casino perché sentiva male al corpo per quel manganello che ha preso tutto quella sera li.

Poi mattina le ferite le faceva male, da lì sono entrati e hanno picchiato di nuovo.

Di nuovo?

Di nuovo. Dopo è venuto direttore e l’hanno portato in infermeria. Dopo neanche venti minuti è tornato ed è rimasto con noi un attimo e poi è andato a dormire poi quando ha svegliato, il giorno dopo mattina sono venuti e hanno detto “oggi deve partire in bus per andare via”, lui ha preso tutte le sue cose ed è andato via con lui tutta la giornata. La sera verso 8 lo hanno portato hanno detto che non ha voluto andare perché aveva tanti brividi e hanno avuto paura di mandarlo in quel modo lì al Paese suo: sarebbe un casino lì, nessuno avrebbe accettato. avrebbe voluto capire cosa era successo: lo hanno portato indietro.

Rimasto per due giorni e lui sentiva male e chiavava “aiuto aiuto!” perché usciva sangue. Può darsi qualche vetri rimasto dentro lo stomaco non sappiamo. Da lì lui ha cominciato di nuovo a spaccare degli specchi davanti a loro, e lì ci stava un altro ragazzo da dietro, e la polizia hanno detto a quel ragazzo dietro di buttare un pezzo di ferro fuori, e quando lui si è girato ha visto che l’altro ragazzo stava buttando fuori i vetri che lui usava a spaccare e lì ha cominciato a litigare con lui. Da lì che la polizia hanno aperto la porta e sono entrati dentro. Quando sono entrati dentro hanno aperto la porta, lo hanno messo in mezzo, quanti erano.. 8. Lui in mezzo circondato da 8 poliziotti. D’improvviso quando lo hanno attaccato al muro uno di loro gli è saltato addosso di forza e lui da lì la testa gli è caduta e ha sbattuto al muro

La testa è caduta ed ha battuto il muro?

Un muretto, quello che ci sediamo sì… tipo una scaletta. Noi posso testimoniare ovunque dovunque, perché era uno di noi. Da li uno dei poliziotti ha messo i piedi sul collo.

Piedi sul collo?

Un altro alla schiena da li lo hanno ammanettato e lo hanno portato via, circondato da loro. Noi non riuscivo a vedere bene da che parte il sangue usciva da lì lo hanno portato via e fino a oggi non lo hanno portato più indietro, abbiamo cercato di chiedere delle botte, lui ci ha denuncia, “lui è stato denunciato” , “domani lo mandiamo al tribunale”, non lo so “andrà in galera”: sono queste delle cose che loro dicevano a noi. Oggi, all’improvviso, uno di noi è andato in infermeria. Da lì stavano parlando e non lo hanno accorto di quello che lì stava dietro e hanno detto che il ragazzo è morto. Questo qua è venuto da noi e ha detto che “il ragazzo è morto”. Noi abbiamo cominciato a chiamare loro per avere più informazioni, nessuno è venuto da noi fino ad adesso a dire niente noi abbiamo chiamato poi al Paese suo, a sua moglie.

Ahh avete parlato con sua moglie!

Eh sì, sì perché ci abbiamo email e numero di sua moglie, perché lui l’aveva lasciato. Sua moglie lo sa. Se volete possiamo parlare con il ragazzo vi dà numero di sua moglie e parlate con famiglia sua. Avete più… la famiglia sua sta chiamando qua e nessuno risponde. Hanno chiamato il 118 di Gorizia e nessuno risponde.

Volete mandarci il numero della sua famiglia?

Se volete certo qua non c’è una cosa da nascondere… qua c’è una cosa da salvare.

Eh sì.

Perché c’è un corpo umano che è dentro un frigorifero adesso eh. Oggi è toccato a lui, domani non sappiamo chi sarà.

Siete riusciti a sentire un avvocato voi? Avete parlato con un avvocato?

Qui dici avvocato? Sono tutti cadaveri qui! L’avvocato qui…[…] Qui loro ci hanno dato l’elenco degli avvocati. Noi quando quando chiamiamo questi avvocati, appena gli dici che sei in questo centro, dice “un attimo sto guidando dopo ti chiamo” e non ti chiama più. Tu chiami e non rispondono.

Ok.

Siamo abbandonati a noi stessi.

Ma aspetta, ma la sua famiglia lo sa già adesso? La sua moglie?

Adesso abbiamo li abbiamo avvisati, li abbiamo chiamati. Adesso la sua moglie sa già. Sta aspettando da tre anni la dentro… e anche se parli di… è un dolore comunque.

E adesso stanno qua le le..

Le polizie stanno qui davanti a noi.

Davanti a noi.

davanti a noi.

….

Adesso stanno aspettando per chiudere fuori perché hanno saputo che stiamo parlando con voi. Qui davanti a noi.

Ehi, mandateci il numero. […]

E ci menano anche a noi!

Poi… su di noi, che cosa dobbiamo fare o voi cosa potete fare per noi?

Siamo dimenticati da dio!

Qui dentro per sapere di lui, loro non ci hanno detto niente a noi, siamo riusciti a saperlo così, grazie a dio. Ma perché?

Sono degli assassini

Veramente. È disumano, è disumano. Veramente. Se c’è qualcosa da fare son delle domande, un esempio è questo, vedi un uomo andarsene dalla vita per niente.

Per niente.

Aveva già accettato di essere estradato al Paese suo. Non sono riusciti a mandarlo, lo hanno ammazzato e lo mandano morto adesso. E se lo manderanno perché non vogliono manco rispondere alla famiglia di là. Che voglio dire.

Noi vi siamo vicini, non siete soli!

Ok… speriamo.

Resistete!

Così noi vogliamo sapere di più da voi su cosa possiamo fare, anche con gli altri ragazzi.

Noi non lo sappiamo.. però noi possiamo cercare di fare di tutto perché la storia che ci avete raccontato venga detta fuori. Perché fuori raccontano che voi vi siete picchiati tra di voi. Sui giornali c’è scritto che vi siete picchiati tra di voi detenuti e che lui è morto per questo.

No, non è vero. Non è vero. Non è vero perché loro invece ci fanno uscire per esempio ci fanno uscire da soli e ci picchiano in cortile e ci portano dove vogliono loro, finché guarisci. E, siccome lui era grave, molto grave è morto e loro stanno cercando qualche scusa per farla franca.

 

SOLIDARIETÀ CONTRO TUTTI I CPR

SOLIDARIETÀ CONTRO TUTTI I CPR

V.E., di trentasette anni, georgiano, è stato ammazzato di botte delle forze dell’ordine nel Cpr di Gradisca d’Isonzo (GO) gestito dalla cooperativa EDECO di Padova.

Le voci dei suoi compagni reclusi ci dicono che ieri otto poliziotti in tenuta antisommossa l’avevano raggiunto nella sua cella e l’avevano accerchiato e picchiato. Lui era caduto, sbattendo la testa. A quel punto, dei poliziotti gli avevano messo i piedi sul collo e sulla schiena e l’avevano portato via ammanettato.

Poi è morto. La sua morte non è stata comunicata ai compagni reclusi, che ne sono comunque venuti a conoscenza e che ora ripetono che V.M. ha subito violenze da parte delle forze dell’ordine. NON È MORTO PER UNA RISSA CON GLI ALTRI RECLUSI.

Il Cpr, aperto da un mese, ha già ucciso.

Domani ci troviamo, alle 14.30 puntuali, a Gradisca, sulla SR305, all’altezza del centro commerciale La Fortezza, perché è terribile quello che hanno fatto. Per mostrare la nostra solidarietà a chi è rinchiuso nel lager di Gradisca e sta subendo la violenza della repressione mista al dolore della morte di un compagno.

Prima di quanto ci aspettassimo, una persona è morta in quel luogo di morte.
Come sempre, e più che mai: libere tutte, liberi tutti!

[diffondete il più possibile!]

 

A GRADISCA SI MUORE: SAPPIAMO CHI È STATO

Ieri, durante una protesta delle persone recluse, la polizia – in antisommossa – ha picchiato violentemente chi resisteva.

Secondo le voci dall’interno, uno di loro è stato picchiato violentemente. Oggi è morto, come conferma anche l’ospedale, dove era stato portato.

Da dentro, chiedono di diffondere questo video. Lo diffondiamo in piena solidarietà con tutti i reclusi e con un grande dolore per la morte di una persona, la prima persona a morire nel ri-aperto Cpr di Gradisca.

In memoria di quest’uomo, ancora senza nome, di Majid, morto nel 2013 a seguito delle proteste che portarono alla distruzione del Cie.

Seguiranno aggiornamenti, per capire le dinamiche e le responsabilità. Per ora sappiamo solo quello che già sapevamo: nei lager si muore.

*** aggiornamenti delle 20.30 (18.01.2020) ***

Un gruppo di solidali si è trovato stasera sotto il Cpr di Gradisca ed è riuscito a comunicare con i reclusi. Le persone rinchiuse hanno negato che ci sia stata una rissa tra di loro, come invece riportano i giornali. Secondo i reclusi, sono stati picchiati dalla polizia.

Il ragazzo che è morto voleva rientrare in Georgia. Secondo una prima ricostruzione pare che sia stato portato fuori dal Cpr, poi di nuovo al Cpr, dove è stato picchiato, da lì in ospedale, da dove è tornato morto. Pare che la moglie, che si trova in Georgia, sia già stata informata della morte, da altri reclusi o amici.

Che tutti i Cpr vengano distrutti.

17.1.2020 Aggiornamenti dal CPR di Gradisca

17/01/2020 – Alcuni aggiornamenti dal CPR:

Il Tg di mercoledì riporta di 22 accessi al pronto soccorso dal CPR di Gradisca. Le voci dal CPR dicono che gli accessi sono stati di più, raccontano che tutti i giorni in tanti si tagliano, in altri sbattono la testa contro il muro. Dicono che le persone sono esaurite dalla situazione e dal terrore di essere rimpatriate. Alcuni sono preoccupati per le famiglie, a cui non stanno inviando più soldi perché sono rinchiusi lì dentro.

Raccontano che la maggior parte delle persone che si autolesionano non vengono portate in ospedale ma ricevono una pomata e un tranquillante dentro il CPR.

Ci raccontano di stare sempre in gabbia, 6 persone in una gabbia che ha 6-7 passi d’aria. Ogni gabbia è connessa a una parte coperta dove ci sono 4 letti, c’è un bagno con una turca e una doccia. I vetri sono molto resistenti e nelle reti sopra la gabbia passa la corrente elettrica. Dicono che quelle gabbie fanno venire male agli occhi perchè si vede solo rete.

Le gabbie vengono aperte raramente, solo il capo degli operatori ed il direttore della struttura sembrano usare le chiavi. Ci raccontano che i contatti con gli operatori e il personale sanitario avvengono solitamente oltre le sbarre. Ci raccontano che il cibo continua ad essere consegnato sotto le sbarre, “come fossero cagnolini”.

Ci raccontano che la guardia di finanza è sempre presente dentro al centro in questi giorni, credono che stia lì per controllare le finestre rotte durante il weekend.

I giornale mercoledì diceva che tre delle cinque persone riuscite a scappare domenica sono state riprese e portate “in altre strutture non meglio precisate”. Le voci dal CPR, fino a ieri, sostenevano fossero in realtà ancora tutti liberi!

13.1.2020

????????????Dopo il presidio di sabato 11, la notte, i militari sono entrati nelle celle del CPR di Gradisca, hanno picchiato ed hanno preso le sim card di alcune delle persone con cui abbiamo parlato al presidio.
Ieri, domenica 12 gennaio dalle 14:00 alle 16 ci sono state rivolte nel CPR, nell’ala più vicina alla strada dove ci sono 5 celle da 6 persone ciascuna. Le persone recluse sono riuscite a rompere i vetri, a staccare i letti a raggiungere il muro e 8 sono riusciti a saltare oltre il muro. 3 sono stati riportati dentro il centro e picchiati, 5 sono riusciti a scappare, tra di loro alcuni ragazzi molto giovani. Un ragazzo dei 3 che sono stati riportati al CPR è stato portato in ospedale, un altro sta male. Un ragazzo marocchino oggi ha tentato di suicidarsi ed è stato fermato dagli altri.
In questo momento ci sono materassi in fiamme per riscaldarsi e vengono sparati gli estintori dentro le celle.
Che tutti i muri dei CPR cadano ! Tutti liberi e tutte libere!

VERSO L’11 GENNAIO

Il Cpr di Gradisca ha aperto il 16 dicembre, dopo un anno e mezzo dai primi annunci. Subito, ci hanno portato alcune persone già rinchiuse nei Cpr di Torino e di Bari-Palese, dove da mesi chi sta dentro sta resistendo con forza alla propria reclusione e alle deportazioni.

Il 17 dicembre, l’assemblea No Cpr è stata in presidio lì sotto, per provare a comunicare con chi stava venendo internato. Lo stesso giorno, la giunta comunale di Gradisca ha votato a favore dell’istituzione di un garante comunale per i dititti delle persone private della libertà.

Mercoledì 18 dicembre Atif, che viveva nel Cara di Gradisca, proprio a fianco del Cpr, è morto annegato nell’Isonzo. Prima di lui, nell’Isonzo erano morti Taimur nel 2015, Zarzai nel 2016 e Sajid, qualche mese fa.

Domenica 28 dicembre, la sindaca Linda Tomasinsig (Pd) ha scritto su facebook: “Tutti sanno quale sia la mia posizione sul CPR: lo vorrei chiuso e basta. […] Ma i mezzi con i quali manifestare questo forte, assoluto dissenso non possono contemplare il danneggiamento e la violenza. Perciò condanno in modo altrettanto forte il gesto di chi, presumo la notte tra giovedì e venerdì, ha lordato con lo spray i muri di un palazzo storico e di una attività commerciale a Gradisca.” Il Partito democratico è da sempre favorevole ai Cpt e Cie, e i Cpr sono infatti un prodotto della legge Minniti-Orlando.

Domenica 30 dicembre, alcune delle persone recluse a Gradisca hanno ingoiato lamette, palline da ping pong e sapone per riuscire a essere portate in ospedale, fuori dal Cpr. Questi atti di autolesionismo sono forme di resistenza che le persone recluse hanno sempre praticato.

La notte di Capodanno, un ventinovenne algerino è morto sul Carso triestino davanti alla moglie e a un amico, al termine del suo viaggio lungo la rotta balcanica. Chi, come loro, arriva in Italia attraverso quella o altre rotte rischia poi, se non può regolarizzare la sua condizione, di finire in un Cpr.

Due sezioni del Cpr di Gradisca sono al momento piene. La terza non è agibile per un problema al riscaldamento. A pieno regime, il Cpr di Gradisca conta 150 posti.

In Italia, stanno aprendo nuovi Cpr. Dopo quello di Gradisca, è stata annunciata l’apertura di quello di Macomer in Sardegna e di quello di Milano. Sabato 11, ci saranno tre presidi contemporanei davanti a tre Cpr italiani:

–> A Gradisca:

https://www.facebook.com/events/3402904889751245/

–> A Torino:

https://www.facebook.com/events/457425381600044/

–> A Ponte Galeria (Roma):

https://roundrobin.info/wp-conte…/uploads/…/01/11gennaio.png

Ci vediamo lì.

6/1/2020

Le persone recluse nel CPR di Torino sabato sera hanno iniziato a demolire il CPR. Domenica sono stati picchiati e sette di loro arrestati e accusati di essere i responsabili degli incendi.
Domenica scorsa nel CPR di Gradisca delle persone recluse hanno ingoiato lamette, palline da ping pong e sapone per riuscire ad essere portate in ospedale, fuori dal CPR.
Una volta che le persone vengono rinchiuse in questi posti atroci e razzisti la distruzione e le autolesioni diventano due tra le poche vie possibili per impedire le deportazioni. A noi, fuori da tutti i CPR, spetta portare la solidarietà e il supporto a chi nei CPR viene rinchiusa/o e rompere l’isolamento in cui le/li vorrebbero.

Sabato pomeriggio ci saranno tre presidi/manifestazioni contemporanei davanti ai CPR:

–> A Gradisca:
https://www.facebook.com/events/3402904889751245/
–> A Torino:
https://www.facebook.com/events/457425381600044/
–> A Ponte Galeria:
https://roundrobin.info/wp-conte…/uploads/…/01/11gennaio.png

Veniteci!
Che i muri dei CPR cadano!

SABATO 11 GENNAIO h 14:00 MANIFESTAZIONE

HA APERTO UN LAGER A GRADISCA

PORTIAMO LA NOSTRA SOLIDARIETÀ AI RECLUSI

SABATO 11 GENNAIO h 14:00 MANIFESTAZIONE

ritrovo nei pressi del centro commerciale la fortezza (SR305 prima CPR venendo dal ponte) Gradisca

Martedì 17 dicembre, dopo un anno di allerta, il CPR di Gradisca D’Isonzo ha aperto davvero. Noi abbiamo portato la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle persone che sono state e che, nei prossimi giorni, vi saranno rinchiuse.

Ribadiamo che i CPR sono delle prigioni nelle quali le persone rinchiuse (non detenute, perché l’internamento non è determinato da una sentenza penale) sono private della propria libertà e dignità. Spesso la loro unica colpa è non essere in possesso di un documento valido: per chi non ha la cittadinanza italiana, questo può avvenire dopo la scadenza di un permesso per lavoro o per studio, o di un visto turistico, oppure se una richiesta di asilo politico viene rigettata.

Violenze, abusi, ricatti, assenza di cure mediche adeguate, somministrazione farmacologica involontaria, condizioni igieniche carenti sono fatti di cronaca che quotidianamente ci giungono dagli altri CPR aperti in Italia. Altrettanto frequenti sono le notizie di scioperi della fame, episodi di autolesionismo, fughe, vere e proprie rivolte che in alcuni casi hanno reso inagibili queste strutture. Si tratta della inevitabile ribellione di chi è ingiustamente privato della libertà.

Vogliamo vivere in un territorio dove nessuna persona possa essere rinchiusa o respinta a causa di provenienza geografica, tratti somatici o condizione economica. Non saremo mai complici silenziosi di questi lager, strumenti di ricatto per ottenere una forza lavoro più economica e obbediente. Espressioni di un mondo ingiusto, repressivo e pieno di odio.

Non vogliamo e non possiamo accettare che l’esistenza di questa struttura di coercizione passi nell’indifferenza. Non possiamo lasciare solo chi ci verrà internato.
Vi invitiamo numerose/i a Gradisca SABATO 11 GENNAIO a manifestare la nostra solidarietà ai reclusi nel CPR per affermare il diritto di libertà e di autodeterminazione di tutte e tutti.

GIÙ LE MURA DEL CPR ! TUTTI LIBERI! TUTTE LIBERE !

Il corpo di Atif se l’è preso l’Isonzo, la sua vita gli è stata rubata da un confine assurdo e da una legge ingiusta

Mercoledì 18 dicembre Atif è caduto nell’Isonzo. Assieme ad altri ragazzi che come lui sono ospitati nel vicino CARA di Gradisca stava ingannando il tempo sulla riva del fiume.

Alcuni articoli giornalistici lasciano intendere che la colpa è di un gioco avventato, di una stupida scommessa tra amici.

Ma prima di lui l’Isonzo si è portato via Taimur nel 2015, e Zarzai nel 2016. Nel giugno di quest’anno Sajid nel fiume ha deciso di far finire la sua vita.

Tutti loro hanno avuto la sfortuna di nascere in quello che secondo le nostre leggi è il lato “sbagliato” del mondo. Chi vi nasce se vuole cercare fortuna altrove non può, come facciamo noi europei, semplicemente comprare un biglietto d’aereo. Deve affidarsi ai trafficanti, affrontare un viaggio lungo e massacrante, pagare cifre astronomiche, solamente per poter mettere un piede oltre al confine della fortezza Europa.

Atif vi era riuscito in ottobre, fermato nei pressi della frontiera con la Slovenia, e stava attendendo da allora l’esito della sua richiesta d’asilo.

Era quindi entrato nel gorgo della legge sull’immigrazione italiana, quella che costringe ad attendere per mesi e mesi e in alcuni casi anni un colloquio con una “commissione” il cui esito sembra più l’estrazione di una lotteria che il frutto di una qualche valutazione.

Nel frattempo la vita alienante al CARA di Gradisca, distante da tutto e tutti, nessun tipo di attività per far passare le giornate, nemmeno uno straccio di marciapiede per raggiungere il bar più vicino o le sponde dell’Isonzo.

Quelle sponde dove i ragazzi del CARA vanno a consumare o cucinare il cibo che si comperano, per sfuggire all’immangiabile pasta o riso che all’infinito ripropone il “menu” della mensa della struttura.

Quelle sponde dove a volte sono inseguiti dai solerti tutori delle forze dell’ordine pronti a comminare multe da 300€ a seguito dell’ordinanza della “democratica” amministrazione di Gradisca che vieta di bivaccarvi. La stessa amministrazione che non ha mai pensato di offrire nessuna alternativa degna per trascorrere il tempo, un posto al coperto dove poter stare assieme, magari leggere qualche libro, prepararsi il the o semplicemente stare in pace in un luogo sicuro.

Chi ha conosciuto Atif racconta di un ragazzo solare, che seguiva un corso d’italiano organizzato da volontari fuori dal CARA, che voleva aiutare la madre e le quattro sorelle rimaste sole in Pakistan dopo la morte del padre.

Atif non realizzerà i sui progetti: la sua vita gli è stata rubata da un confine assurdo e da una legge ingiusta.

APRE MARTEDÌ -Tutt* a Gradisca-

[English version below]

MARTEDÌ 17 APRIRÀ IL CPR DI GRADISCA

PRESIDIO DAVANTI AL CPR A PARTIRE DALLE 8:30 DI MATTINA

Martedì aprirà il CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) presso l’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO), ci stiamo mobilitando per portare la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle persone che verranno rinchiuse al suo interno.

I CPR sono delle prigioni nelle quali le persone ‘trattenute’ (non detenute, perché l’internamento non è determinato da una sentenza penale) non possono uscire. Spesso la loro unica colpa è non essere in possesso di un documento valido: per chi non ha la cittadinanza italiana, questo può avvenire dopo la scadenza di un permesso per lavoro o per studio, o di un visto turistico, oppure se una richiesta di asilo politico viene rigettata. Queste persone – se vengono individuate – possono essere rinchiuse fino a 180 giorni nel CPR, nei quali possono essere deportate nel paese d’origine. Per la maggior parte ciò significa dover intraprendere un altra volta il viaggio in cui già si sono giocati la vita la volta precedente, le persone che vengono deportate hanno infatti già compiuto la decisione di scappare dal paese d’origine e si sono creati, vita e affetti in Italia.

Il CPR è un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia fra cittadine/i e non cittadine/i basata su etnia, classe e passaporto. Si tratta dell’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico dei cosiddetti “Paesi del Terzo Mondo”. Come conseguenza, milioni di persone emigrano, ma sono quasi sempre impossibilitate ad ottenere i visti necessari per entrare nell’Unione Europea. Si vedono perciò costrette a muoversi illegalmente, pagando e affrontando viaggi pericolosissimi. I Paesi europei utilizzano la violenza – delegata ai gruppi armati libici, a Erdoğan, alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria – per trasformare questi viaggi in una sorta di selezione massacrante, finalizzata a rendere coloro che riescono a superarla dei soggetti socialmente ed economicamente ricattabili.

I CPR sono soprattutto uno strumento per poter garantire lo sfruttamento in Italia di tutte quelle persone che hanno il permesso di soggiorno vincolato al contratto di lavoro (dalla legge Bossi-Fini), Il caporalato spietato presente nei subappalti di fincantieri, spesso raccontato anche sulle testate locali, ne è un esempio.

Le condizioni di vita nei CPR, lager e non-luoghi, sono disumane, a riprova ne sono i numerosi scioperi della fame, episodi di autolesionismo spinto e rivolte che vi si sviluppano.

Vogliamo vivere in un territorio dove nessuna persona venga rinchiusa o respinta a causa della sua provenienza o condizione economica. Non saremo mai complici silenziosi di un lager al lato di casa nostra. I lager sono pilastri di un mondo ingiusto, pieno di odio e violentemente repressivo.

Dopo un anno di allerta, il CPR adesso apre davvero. Non lasciamo soli chi ci verrà internato, vi invitiamo numerose/i MARTEDÌ 17 DICEMBRE dicembre al presidio davanti al CPR DALLE ORE 8:30, per poter come minimo gridare a chi entra che non è solo, che in molte non vogliamo esista quella struttura che gli sta rubando la vita.

Alcune macchine partiranno da Piazza Oberdan (Trieste) alle 7:15. Vieni se non hai passaggio e porta l’auto se hai posti.

ASSEMBLEA NO CPR – NO FRONTIERE FVG





ON TUESDAY WILL OPEN A NEW DETENTION CENTER GRADISCA

MEETING IN FRONT OF THE CPR STARTING FROM 8:30 AM

On Tuesday will open a CPR (Center of Permanence for Repatriation) in Gradisca d’Isonzo (GO), we are mobilizing to bring our solidarity and our support to the people who are going to be locked up.

CPRs are actual prisons where people are “kept”: they don’t have a criminal sentence, and therefore we cannot speak of “detainment”. They are imprisoned because they lack documents. For those without Italian citizenship, this can happen after the expiration of a work or study permit, or a tourist visa, or if an asylum request is rejected. If you are identified as an undocumented person, you can be locked up for up to 180 days in a CPR, where you can be deported to your country of origin. For many, this implies rembarking again in a hard journey in order to reach Italy, or Europe, where they have built their life and often have their friends and family.

A CPR establishes a hierarchy between citizens and non-citizens based on ethnicity, class, and passport. It all begins with the economic exploitation of the so-called “Third World Countries”. As a result, millions of people emigrate, but are almost always unable to obtain the necessary visas to enter the European Union. So they are forced to move illegally, pay smugglers, and face dangerous journeys. European countries use violence, and they delegate it to Libyan armed groups, to Erdoğan, to the police of Croatia, Serbia, and Hungary: it does not aim to block migrants along the Balkan route, but they want to transform those borders into a meat grinder; a device of that kind can convert ‘those who crossed’ into weak subjects, willing to blackmail each other to keep the prize of a difficult journey.

CPRs are above all a tool to guarantee the exploitation of who has the residence permit bound by the employment contract (due to Bossi-Fini law) – as shown for example by illegal hiring in Fincantieri, as reported by local newspapers.

CPRs are lager and non-places: inside the, the living conditions are inhumane, as proven by are the numerous hunger strikes, self-harm episodes, and revolts.

We want to live in a community where no one is locked up or rejected because of their economic background. We will never be silent, with a lager in our backyard. These detention centers are like pillars of an unjust, hateful, and violently repressive world.

After a year, the CPR now is opening for real. We won’t leave alone those who will be interned, we invite you all on TUESDAY 17th OF DECEMBER IN FRONT OF THE CPR AT 8:30AM. We will stand in solidarity with those being interned. We will tell them that many people are against the existence of that life-stealing structure.

Some cars will leave from Piazza Oberdan (Trieste) at 7:15. Come if you don’t know how to go and bring the car if you have spare sits.

NO CPR ASSEMBLY – NO FRONTIERE FVG