La storia di S.W., che è stato rimpatriato oggi da Gradisca

Pubblichiamo la testimonianza di S.W., un ex recluso. Nella prima parte, viene raccontato un tentato pestaggio poliziesco nel CPR di Gradisca, che ben testimonia quale sia l’atteggiamento intimidatorio – quando non espressamente violento – della polizia all’interno del centro. Quando uno degli internati del CPR si è autolesionato, tagliandosi con una lametta, gambe, torace e collo per protestare contro lo stato di detenzione in cui vive. Venti uomini delle f.d.o. interne al CPR si sono presentati in assetto antisommossa pronti a picchiare la persona in questione per riportarla all’ordine. Nella seconda parte, S.W. racconta la storia della sua vita, mostrando come uno Stato strutturalmente razzista possa cominciare a distruggere la vita delle persone ben prima di chiuderle in un CPR.

Sono arrivati in venti in assetto antisommossa, in schiere da cinque, come se volessero assaltare una città. Quando volevano picchiare [un recluso] in venti persone, io ho tirato fuori il cellulare e cominciato fare video. Uno di loro, che era il capo, mi ha detto: ti porto in carcere se fai il video. Io ho risposto che non ho paura di carcere e io denuncio a voi.

Loro dopo sono andati via perché c’erano tutti. E sono arrivato dopo nella mia stanza con ragazzi di esercito e mi uno ha detto che avevo violato leggi perché avevo fatto un video a loro. Io ho detto di provarlo in tribunale e che però io cellulare non glielo davo. […]
Ha detto che mi denunciava, e ho risposto: fai pure denuncia, ci vediamo in tribunale. Lui se n’è andato.

Io ormai ho capito come funziona in Italia. Io non ho fatto rapine o spacciato droga. Non ho rubato. Tutte le denunce che ho sono violenza, resistenza, minaccia etc etc di carabinieri della mia città ***.

Anche loro hanno scritto tutto quello che vogliano. Mi hanno picchiato tre volte quando ero ubriaco e chiedevo loro di mandarmi in Pakistan o darmi indietro passaporto. Hanno ragione loro sempre. Ti giuro che non ti ho detto niente di falso. Avevo costruito in anni mia vita ed è stata rovinata da una denuncia dei carabinieri, sempre gli stessi di *nome città*, dove abitavo da 15 anni.

E anche qui in CPR ci riempiono di denunce. Peggiorano la situazione di ogni persona così. Il giudice qui in Italia non hanno mai fatto qualcosa contro la polizia. Io avevo certificazione in carcere perché mi avevano picchiato in caserma con calci pugni in venti. […]

E ancora sono qui. Non mi hanno confermato ancora che mi rimandano in Pakistan. Se non vado, faccio un casino qui e vado in carcere. Almeno mi danno gli arresti domiciliari. Qui è un casino. Il carcere è meglio di qui, almeno lavori e passi il tempo.

Non posso andare senza passaporto. Sono tre anni che la Questura mi ha preso il mio passaporto con permesso di soggiorno per lungo periodo e carta di identità. […]

Avevo permesso di soggiorno francese anche, ma è scaduto perché avevo obbligo di firma da giudice di pace di *nome città* per espulsione nel 2017; non mi hanno mai fatto espulsione e nemmeno mi hanno dato il passaporto. Io dopo un anno di firma ho rifiutato di firmare a carabinieri di *nome città* ed è successo un casino con quei bastardi. Ho preso denuncia e condanna per 14 mesi per resistenza e violenza pubblico ufficiale. Mi hanno picchiato di brutto.

Ho fatto richiesta anche in TAR di *** per avere documenti, due volte. Mi hanno rifiutato perché la Questura dice che sono pericoloso. Io non ho rubato nulla, non ho fatto rapine, non ho spacciato. Ho solo denunce da parte dei carabinieri di *nome città*. Sempre con loro. Io sono stanco di queste cose di polizia, avvocato, giudice etc etc. Non ho armonia o tranquillità nella mia vita da quattro anni. Non posso sfidare lo Stato. Ero depresso in quel periodo e bevevo troppo e usavo sempre sonniferi per dormire. Quelle denunce hanno cambiato mia vita in peggio. Io ho sempre lavorato e non mi manca niente però non voglio più stare in un posto dove non hai una sicurezza di futuro.

Nel 2004 ero venuto in Italia e non avevo nessuna denuncia fino al 2016, ti giuro, neanche una multa. Avevo una ragazza italiana, una casa, un lavoro, tutto: invece di aiutarmi a risolvere i problemi con testa o portarmi da uno psicologo, mi hanno fatto denunce.

Si tratta di S.W., un giovane arrivato in Italia da minorenne più di 15 anni fa. Qui si è fermato a Reggio Emilia, dove ci racconta che ha lavorato per dieci anni in una stalla e per cinque come camionista. Nel 2017 la Questura gli ha fatto un decreto di espulsione, lui però dice che non aveva la consapevolezza di cosa stesse firmando. Da lì, non ha mai più avuto modo di regolarizzarsi, nonostante i soldi che ci racconta di aver investito in avvocati e ricorsi. Sembra sia entrato in CPR perché si è presentato nella stessa Questura chiedendo di essere rimpatriato, esausto dalla vita cui è stato costretto in Italia, pur non avendo alcun legame con il Paese d’origine che aveva lasciato da bambino. Invece di un rimpatrio assistito, è stato portato a Gradisca dove come gli altri ha rischiato la morte. Nel suo tempo dentro il CPR noi sappiamo solo che è stato molto gentile, che ha aiutato chiunque potesse stando attento alle necessità degli altri detenuti, che faceva sport per cercare di rimanere lucido e di stancare il suo corpo in modo da non trovarsi costretto ad accettare la terapia farmacologica per dormire. Dopo il presidio spontaneo di solidali nato davanti al CPR in seguito alla morte di Orgest Turia, S.W. diceva a chiunque fosse passato lì davanti:

“Grazie per vostro sostegno. Tutti ragazzi vi salutano e ringraziano. Anche se non cambia niente voi avete fatto la vostra parte. [Ci] Sono ancora persone come voi che credono in umanità. È già tanto per me. Questo ho imparato da voi. Persone diverse in nazionalità religione etc etc che credono che ognuno ha diritto di avere una seconda possibilità di vivere in società, dando il suo contributo. Grazie a tutti voi.”

Purtroppo anche S.W. ora non è più in Italia, lasciandoci sempre più sol* con italiani come quelli che oggi sono entrati in Consiglio regionale, come quelli che dal Consiglio regionale hanno invitato allo sterminio o come quelli che hanno dato ampia diffusione ai video di questi soggetti, ignorando invece quelli delle rivolte nel lager di Gradisca d’Isonzo.