8.1.2020

Verso l’11 gennaio.

Ogni Cpr è gestito da qualcuno: una cooperativa, un’azienda, una misericordia. Il Cpr di Gradisca è gestito dalla cooperativa Edeco di Padova.

In questo comunicato di qualche tempo fa abbiamo ricostruito la storia di Edeco: oggi lo ricondividiamo, avvicinandoci Ha aperto un lager a Gradisca – manifestazione. Ci vediamo là tra qualche giorno.

“Il 21 agosto 2019, la Prefettura di Gorizia ha aggiudicato la gestione del CPR di Gradisca (GO) alla cooperativa EDECO di Padova. La base di gara era di 28,80 euro giornalieri per ogni recluso, più 150 euro per ogni kit d’ingresso: la cooperativa EDECO ha vinto con un ribasso dell’11% su entrambi. Si avvicinerebbe dunque la data di (ri)apertura del centro di “detenzione amministrativa” per stranieri privi di titolo di soggiorno, chiusa nel 2013 grazie alle rivolte degli stessi rinchiusi, durante una delle quali Majid, un uomo marocchino di 35 anni, cadde dal tetto mentre cercava di scappare dal lager in cui era stato rinchiuso, morendo dopo nove mesi di coma farmacologico.

CHI È EDECO?

EDECO viene fondata da Paolo Borile, ex Dc, ex consigliere provinciale di Forza Italia, ex membro del CdA dell’Ater, ex presidente del Parco Colli Euganei. Si tratta di una cooperativa nata dalla scissione della coop Ecofficina Educational, a sua volta emersa dall’azienda per la gestione dei rifiuti Padova Tre Srl, all’interno del Consorzio Padova Sud. Oggi, è una cooperativa sociale (A+B) che gestisce 6 asili nido e 3 scuole dell’infanzia e alcuni doposcuola e centri ricreativi in provincia di Padova e coordina molti progetti nell’ambito del cosiddetto turismo sociale. Gestisce un progetto SPRAR del Comune di Padova e 17 immobili destinati alla “accoglienza diffusa”, in affidamento da parte delle Prefetture di Padova, Venezia e Rovigo, per le quali coordina il lavoro gratuito delle persone “accolte”, così come di quelle carcerate. Gestisce poi delle strutture per minori non accompagnate/i (MSNA).

EDECO dice di basarsi “sui valori fondamentali dell’accoglienza, della carità e della crescita individuale” ma è nota perché coinvolta in vari processi e perché aveva in gestione il campo di Cona (VE), un campo-lager. Se sul sito di EDECO si dichiara la preferenza per la cosiddetta accoglienza diffusa e le strutture di piccole dimensioni, nondimeno EDECO gestisce, in proroga di gara d’appalto, due dei cinque Centri di Accoglienza Straordinari (CAS) di grandi dimensioni del Veneto: si tratta delle ex basi militari di Conetta (VE) e Bagnoli (PD). Nel complesso, nel 2017, EDECO ha distribuito più di 540mila pasti; dal 2010 ha ricevuto denaro per la gestione di più di 10mila richiedenti asilo.

Tra novembre 2015 e giugno 2016, i centri “di accoglienza” gestiti da EDECO – che dovrebbero “ospitare” 99 persone per 749 mila euro (novembre 2015-giugno 2016) secondo il contratto con la Prefettura – arrivano a riempirsi di 300 persone, per un guadagno di 2 milioni di euro. Testimonianze di chi è stato all’interno delle strutture EDECO parlano di cibo scadente, cure scadenti o assenti, letti orribili, riscaldamento malfunzionante e caldo soffocante d’estate, nessun armadietto personale, ammassamento di persone senza tenere conto delle provenienze, rumore continuo che impedisce il sonno, vestiti recuperati chissà dove, corsi di italiano finti (classi di 70 persone composte indifferenziatamente da analfabeti e laureati, anglofoni e francofoni e asiatici), nessuna forma di integrazione, nessuna assistenza legale, assistenza psicologica penosa, nessuna assistenza alla ricerca di una occupazione.

Il centro di prima accoglienza di Cona consisteva in una serie di tende all’interno di una base missilistica NATO dismessa. Le brandine erano ammassate a causa del sovraffollamento e la mensa non prevedeva neanche la possibiltà di sedersi per consumare i pasti. In questa struttura – che secondo l’Asl aveva 450 posti – si arrivano ad ammassare 1700 persone, con 17 operatori (dei 43 previsti dal bando). Il 2 gennaio 2017, Sandrine Bakayoko, una donna ivoriana di 25 anni, muore nei bagni del centro: i richiedenti asilo accusano i gestori del campo di aver chiamato i soccorsi in ritardo e danno il via a una rivolta che dura molte ore. Nell’autunno 2017, da Cona parte la Marcia per la dignità, una grande manifestazione collettiva con la quale le persone costrette a vivere nell’hub denuncianno le condizioni di vita a Cona e riescono a ottenere una riduzione del sovraffollamento.

A maggio 2015, la pm Federica Baccaglini apre un fascicolo sul bando Sprar a Due Carrare (PD): Ecofficina si sarebbe aggiudicata l’appalto nonostante non avesse i due anni di esperienza in gestione dell’immigrazione richiesti dal bando. In seguito, ci sono state indagini della Guardia di Finanza sui conti delle due cooperative e dei Carabinieri sugli addetti alle pulizie e sui maltrattamenti nelle strutture di Montagnana. A gennaio 2020, dovrebbe partire il processo per corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e falso, frode nelle pubbliche forniture, che vede imputati i gestori EDECO, i due ex vice prefetti Pasquale Aversa e Alessandro Sallusto e Tiziana Quintario, ex funzionaria della Prefettura di Padova.

Ad oggi, due filoni di inchiesta sono in atto per Padova Tre srl: il primo vede imputati vari dirigenti della cooperativa Ecofficina o della multiutility Padova Tre srl: sono accusati a vario titolo di falso materiale, frode in pubbliche forniture, peculato, emissione di fatture per operazioni inesistenti; il 30 luglio 2019, la procura di Rovigo ha comunicato a dodici ex dirigenti di Padova Tre srl (fallita con un buco di 40 milioni) la conclusione delle indagini del secondo filone: rischiano il processo con accuse quali bancarotta fraudolenta o documentale, false comunicazioni soiali e bancarotta preferenziale.

Nonostante le indagini in corso, EDECO si continua ad aggiudicare appalti per la gestione dell’immigrazione.

La nostra lotta contro il CPR prescinde da chi se ne aggiudica la gestione: il CPR è un lager e non esiste una maniera etica di amministrarlo. Tuttavia, questa assegnazione a EDECO rende ancora più palese cosa rappresentano le persone senza documenti per chi gestisce questi lager: nient’altro che numeri da cui trarre profitti.

Poco importa che la gestione del CPR sia affidata a EDECO, o a un’altra impresa che sceglierà di fare ricorso. Il CPR di Gradisca non deve aprire: chiunque abbia partecipato al bando e chiunque abbia votato a favore dell’esistenza dei CPT/CIE/CPR è responsabile dell’esistenza dei campi di concentramento italiani del XXI secolo.

Assemblea contro il CPR e le frontiere / proti CPR in proti mejam”

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