Il CPR di Gradisca riprende la sua attività di tortura ormai quasi a pieno regime. Sono tante le testimonianze che riceviamo di nuovi ingressi, conseguenza di retate, trasferimenti dalle carceri, banali controlli, trappole nelle questure (tramite invito per regolarizzazione della posizione sul territorio nazionale).
Ma un episodio, su tutti, è stato particolarmente incredibile ed ha contribuito a riportare i numeri del lager goriziano in alto, a vantaggio dei profitti della cricca di aguzzini a libro paga dello stato, la cooperativa Ekene, e il rendiconto politico degli apparati del razzismo istituzionale. Nell’ambito di una deportazione di massa di persone nigeriane tramite un charter congiunto europeo (deportazione che avviene ogni due mesi), infatti, è subentrato un imprevisto. Partito da Roma Fiumicino un velivolo con 40 reclusi più la scorta, il charter non ha potuto sorvolare i cieli dell’Algeria ed è dovuto rientrare in Italia, nello specifico all’aeroporto di Ronchi dei Legionari. Almeno 25 persone nigeriane sono state immediatamente trasferite al CPR di Gradisca, dove sono tutt’ora recluse nell'”area rossa”. Non si conoscono i motivi di quanto accaduto, ma di certo le conseguenze: il dramma di una deportazione coatta di massa si è involuto in un nuovo girone infernale, quello dell'”area rossa” di Gradisca. Un’ostilità assoluta verso la struttura ha caratterizzato le prime giornate della loro detenzione, che poi con il passare del tempo si è trasformata nell’ordinaria somministrazione della loro tortura quotidiana.
Dopo la morsa del caldo è arrivata la stagione più fredda, mostrando tutta la gestione affaristica del lager. Il freddo è diventata la costante della detenzione. Celle senza porte e finestre rotte, nessuna fornitura di vestiti pesanti né di cambi, al massimo qualche coperta leggera. Chi era dentro dall’estate rimane nella sua tenuta estiva: le galere fermano il tempo, anche se quello scorre inesorabile.
A questo si aggiungono le angherie quotidiane. Le luci (che già in passato erano state “usate” per controllare rivolte e proteste) vengono spente in maniera arbitraria, a orari diversi, a volte lasciando accesa solo quella del bagno. Non capita raramente che i detenuti si ritrovino al buio mentre stanno cenando.



E proprio rispetto alle testimonianze che ci arrivano, inizia ad emergere una relativa novità che mostrerebbe una nuova torsione nella gestione del CPR di Gradisca. Pare infatti che ai nuovi arrivati venga tolto il telefono all’ingresso e solo in seguito alla convalida gli venga consegnato un telefono sostitutivo senza fotocamera. Un modo ulteriore, come sappiamo da altri campi, per isolare i reclusi e poter agire indisturbati con le pratiche di tortura e deportazione.
E’ infatti intorno a queste dinamiche che si muove la punta avanzata del razzismo coloniale di stato. Accelera e intensifica, ad esempio, le deportazioni verso l’Egitto, ormai bimensili, spesso nella giornata di mercoledì (secondo lo schema prelievo dai CPR del nord, spostamento via gomma a Roma-Fiumicino, aggiunta di deportati, trasferimento aereo a Palermo, nuova aggiunta di deportati, deportazione conclusiva al Cairo, in cui reinizia il calvario, nelle mani delle forze di sicurezza di al-Sisi). Dopo un periodo di assestamento, pare infatti che in termini di charter sia l’Egitto l’investimento attuale, almeno fintanto che non verrà sbloccata nuovamente la situazione con la Tunisia (in attesa di ulteriori approfondimenti ne avevamo accennato qua: https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2025/08/18/quellinferno-del-cpr-e-i-suoi-diavoli-aggiornamenti-da-gradisca-disonzo/)
Ciò, in termini materiali ed esistenziali, significa maggiori catture dal territorio di egiziani, grande rapidità di esecuzione del rimpatrio (in alcuni casi non si fa nemmeno in tempo ad orientarsi che si viene già trasferiti sul charter; pochi giorni, qualche settimana al massimo) e soprattutto – fatto da attenzionare – possibili connessioni con le pratiche di frontiera. Non è un caso che a riguardo si muovano anche gli interessi e i piani dell’agenzia europea Frontex: l’aeromobile che ha svolto la deportazione del 14 ottobre scorso risulta essere stato messo a disposizione direttamente da Frontex.
Come di consueto continuano le deportazioni attraverso voli commerciali di persone originarie del Marocco e del Gambia, tra gli altri (compagnia più probabile è la Royal Air Maroc). Nonostante l’interruzione degli ultimi mesi, sappiamo anche di una deportazione attraverso un volo commerciale per la Tunisia. Il blocco sembra quindi essere relativo alla macchina deportativa tramite charter: con l’inganno e una rapidità sconcertante, invece, almeno una persona è stata rimpatriata in Tunisia con un volo di linea.
Gli stessi mezzucci da sbirri che vengono utilizzati quando si viene “invitati” in questura a regolarizzare la posizione sul territorio nazionale e poi si viene “regolati” secchi, venendo trasferiti in un CPR o direttamente al proprio paese.