In Italia come in Egitto le persone spariscono. Vengono rapite dal regime di al-Sisi e detenute arbitrariamente nelle carceri egiziane. Sono almeno 60mila i prigionieri politici. Anche in Italia le persone vengono sequestrate, perché prive del documento giusto. Sono gli ostaggi della guerra ai migranti della fortezza europa. Vengono rinchiusi nei CPR.
Pubblichiamo di seguito la storia di un recluso del CPR di Gradisca, dall’arrivo in Italia alla deportazione in Egitto. E’ una vicenda che abbiamo definito paradigmatica non perché particolarmente diversa da tante altre – quelle delle migliaia di persone che ogni anno subiscono la stessa sorte, ostaggi e monito assoluto della macchina delle espulsioni – ma perché mostra la parabola complessiva, la piega di una vita che finisce negli ingranaggi degli apparati dello stato razziale. Quella vita, come quella di tante altre, è il punto di intersezione e caduta degli accordi geopolitici che sostengono l’esistenza anche di un regime come quello di al-Sisi in Egitto, del capitalismo differenziale e delle sue gerarchie razziali, dei meccanismi di selezione ed espulsione che lo regolano, dello scambio impari e neocoloniale tra sfruttamento delle risorse e controllo della forza-lavoro migrante.
Il testo e l’opuscolo che abbiamo preparato vuole essere uno strumento di conoscenza e di lotta (sui CPR e sulle deportazioni in particolare), mostrando i pezzi e gli ingranaggi della macchina delle espulsioni e del mondo che la rende possibile.
DI seguito l’opuscolo nella versione di lettura:
Di seguito la versione in formato pieghevole, pronta per la stampa:
Premessa
Una delle funzioni di annientamento del CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) è quella di disumanizzare la persona reclusa, renderla un numero, una statistica, una categoria da utilizzare per fini politici e amministrativi nella gestione complessiva dell’umanità di scarto. La reclusione e la successiva deportazione rappresentano un monito assoluto nel sistema del razzismo di stato e nei suoi vari livelli di oppressione, ma è anche un’atroce macchina di isolamento e segregazione che agisce su persone in carne ed ossa, vite, speranze, progetti che vengono sbaragliati dalla macchina delle espulsioni.
Vorremmo allora, per una volta ancora, concentrarci su una vicenda paradigmatica che tiene assieme varie soglie del funzionamento della macchina del razzismo di stato. La storia di una persona arrivata a superare i mille muri della “fortezza europa”, quelli esterni, per ritrovarsi nuovamente rinchiuso nelle maglie delle frontiere interne, nel CPR e poi nel volo charter che, insieme ad altri, lo ha riportato al punto di partenza.
0. Il boia e gli amici

Uno dei tanti incontri bilaterali tra Meloni e al-Sisi
La storia di AG inizia nell’Egitto del boia al-Sisi. L’Egitto, considerato arbitrariamente un paese sicuro nella propaganda respingente e deportativa dei governi europei, è un paese strategico per gli interessi coloniali europei, negli equilibri geopolitici, nella gestione dei flussi migratori, nel saccheggio di risorse. Un anno fa l’Unione Europea, con Meloni e von der Leyen in prima linea, ha firmato con al-Sisi un accordo triennale da 7,4 miliardi di euro basato su sei “aree di interesse reciproco”, tra cui stabilità macroeconomica, migrazione e mobilità, e sicurezza1.
Non solo quindi, considerando l’Egitto un paese sicuro, l’Europa decide di ignorare i 60.000 prigionieri politici che riempiono le carceri egiziane, l’uso sistematico della tortura, le sparizioni forzate e la discriminazione sistemica, ma finanzia massivamente la macchina di oppressione e controllo messa in atto dal regime militare al potere. Il regime da parte sua continua le violenze indisturbato: per le visite delle autorità europee (da ultimo Macron) crea dei siparietti nelle zone più affollate del Cairo, ripulite, svuotate dalla popolazione locale e riempite per l’occasione da sostenitori del regime (figuranti che non sono altro che persone ricattate, spesso in cambio di un pasto), mentre usa il pugno di ferro contro gli oppositori politici. Fedele inoltre alla causa europea di contrasto alla “immigrazione clandestina” accusa di traffico di esseri umani, sulla base di false prove, persone innocenti per mostrare il proprio impegno all’Unione Europea e continuare a chiedere finanziamenti, tenendo poi sotto scacco un intero popolo che sta morendo di fame con la minaccia del carcere e la tortura2.
Ciò avviene in un contesto di crescente collaborazione tra Italia, sistema europeo ed Egitto, in termini economici e di sicurezza.
ENI, ad esempio, continua ad articolare i suoi interessi coloniali, arricchendosi attraverso l’estrazione di gas (anche grazie allo scoprimento dell’enorme giacimento di Zohr) e raccogliendo utili netti per miliardi di euro3.
Il governo italiano, invece, il 30 aprile 2025 invia il ministro dell’interno Piantedosi in missione al Cairo, per incontrare i suoi omologhi egiziani per discutere di flussi migratori e politiche di sicurezza, tra cui l’incremento delle attività di rimpatrio. Ha inoltre discusso del progetto ITEPA (International traning center at the egyptian police academy), un’iniziativa, da realizzarsi presso il centro internazionale istituito nel 2018 nell’Accademia di polizia de Il Cairo, finalizzata alla formazione specialistica degli operatori di polizia in materia di controllo delle frontiere e gestione dei flussi migratori. Il progetto, finanziato dall’UE, ha tra i partner formativi Frontex, Interpol, Europol, Unhcr, Iom, e coinvolge poliziotti e torturatori da un grande numero di paesi africani4.
Il viaggio faceva seguito ad un’altra missione, avvenuta a inizio aprile sempre nel paese egiziano, per rilanciare il Processo di Khartoum (una piattaforma nata nel 2014 per la cooperazione in merito al controllo delle rotte migratorie tra Corno d’Africa ed Europa) e focalizzare l’attenzione su contrasto alle migrazioni e rafforzamento della cooperazione tra polizie5.
Una cooperazione, dulcis in fondo, che si attua anche in termini bellici: numerose sono infatti le esercitazioni congiunte avvenute con le forze militari egiziane e che stringono il cerchio sulle connessioni strategiche in medioriente e nel mediterraneo6.
Un’impresa a cui non si sottraggono nemmeno le fabbriche di morte nelle mani dello stato italiano, Leonardo SPA e le sue controllate, e Fincantieri, oltre alle industrie private made in Italy, come ad esempio IVECO e Beretta, con lunghe storie di affari e forniture in Nord Africa. Erano tutte presenti all’Egypt Defence Expo – EDEX 2021 a mettere in mostra le proprie armi di distruzione e repressione: fregate, veicoli leggeri, blindati, sistemi d’arma, alte tecnologie, velivoli di sorveglianza, che rendono fiero e terribilmente complice l’apparato industriale-militare italiano7.
E’ a partire da queste premesse che il 7 maggio 2024 i ministeri italiani degli Affari esteri, dell’Interno e della Giustizia hanno emanato un decreto che aggiorna e amplia l’elenco dei paesi di origine sicuri per i richiedenti protezione internazionale, includendo tra questi anche l’Egitto, e restringendo di fatto le tutele legali e l’accesso all’asilo per chi provenie da questo paese.
1. Arrivare, sperare, arrangiarsi
Proprio dall’Egitto – paese sicuro per commerci, polizie, risorse e militari – AG, ancora giovanissimo, decide di andarsene. Si muove verso la Libia, si indebita, riesce ad approdare a Lampedusa.
Risale la penisola per raggiungere dei conoscenti, arriva ancora diciassettenne a Trieste e si presenta spontaneamente agli uffici di polizia, per la procedura di identificazione e affidamento ad una comunità MSNA (minori stranieri non accompagnati). Inizialmente le cose vanno bene, gli danno un permesso di soggiorno per minore età, che però andrà poi convertito in motivo di lavoro o sostituito da una richiesta d’asilo alla scadenza. Passa qualche mese in comunità, impara qualche parola di italiano, ma il tempo corre. Raggiunta la maggiore età, come avviene spesso in assenza di prospettive di accoglienza legate ad una richiesta d’asilo o ad altri progetti, viene messo alla porta, è solo e si arrangia come può. Incorre in diversi controlli e indagini di polizia, piccole denunce che potrebbero spaventare dietro le parole altisonanti del codice penale (rapina, ricettazione, lesioni), ma che in realtà rappresentano episodi di chi è costretto a cavarsela, senza grandi reti o possibilità. Solo che, poi, di fronte ad un giudice di pace, che dovrà convalidare la sua permanenza in CPR, diventeranno “precedenti”, anche se non tutti hanno comportato delle condanne penali.
AG, nel frattempo, si sposta di città, rimanendo nei pressi di Trieste, e finisce anche per scontare qualche mese agli arresti domiciliari. Ormai però è nel mirino, ha probabilmente addosso il marchio della “pericolosità sociale”, un’ambigua e arbitraria etichetta che ti viene appiccicata addosso dal sistema poliziesco-giudiziario. Da quel momento, anche un controllo casuale di polizia può diventare un fatto teso, delicato.
D’altronde era stato lo stesso Questore di Trieste ad inaugurare la linea dura nei confronti dei “minori stranieri”, minacciati di non conversione del permesso di soggiorno e destinatari per questo, nel 2024, di 93 provvedimenti di avviso orale8.
Nota sull’essere straniero
A questo punto della nostra storia va aggiunta una riflessione. Essere straniero significa, a partire da una serie di procedure di verifica e registrazione, appartenere ad una categoria giuridica sempre precaria, una condizione di ricattabilità e revocabilità che configura una gerarchia della cittadinanza. Persino lo “straniero” che avrà ottenuto la cittadinanza – cioè apparentemente promosso al livello più alto di pieno godimento dei diritti di cittadinanza – potrà essere declassato per reati gravi o gravissimi; oppure chi avrà ottenuto uno status di rifugiato (che certifica in qualche modo un’impossibilità a tornare nel tuo paese pena il rischio della vita) sarà in una condizione di incertezza, come accaduto a quell’insegnante algerino recluso in un CPR per alcune sue esternazioni in supporto alla resistenza palestinese… In virtù di tutto questo, i dispositivi su base razziale – infrastrutture del tutto materiali che poi si riverberano anche a livello dei “discorsi” – configurano degli scenari in cui differenziare e selezionare il “buon straniero”, quello cioè integrato, pacificato, arruolato nella macchina produttiva: nello specifico deve essere silenzioso, sottomesso, docile, evitare qualunque problema, e non potrà mai lamentarsi, criticare, rivendicare scelte, uscire dal seminato, incorrere in un problema con la giustizia, perché dovrà essere sempre grato di essere stato accolto, restituire ogni volta il debito infinito che ha contratto con il “generoso” paese ospitante, e soprattutto essere perennemente sottoposto ad un esame di buona cittadinanza. Questo è il frame funzionale al razzismo di stato.
2. Essere reclusi in CPR

Il lager CPR di Gradisca d’Isonzo visto dall’alto
Il 2 febbraio 2025, AG riceve un invito dalla Questura di Trieste. Deve presentarsi alle ore 9 presso l’Ufficio Immigrazione, alla sezione 3. Sappiamo che la terza sezione si occupa di espulsione. AG si presenta all’appuntamento, sperando di poter ottenere un permesso di soggiorno, una sistemazione dei suoi documenti. È solo, con lui non c’è un avvocato. Porta con sé la ricevuta di pagamento del bollettino postale per la conversione del permesso di soggiorno.
Nota sulle trappole degli inviti in Questura
Riguardo agli appuntamenti in Questura, sappiamo anche da altre testimonianze che spesso si traducono in delle trappole per persone senza documenti. Riguardo a Trieste, al di là degli appuntamenti di rinnovo del PDS o per le pratiche della richiesta di protezione internazionale, consigliamo a chi dovesse ricevere un appuntamento dalla TERZA SEZIONE DELL’UFFICIO IMMIGRAZIONE di consultare un avvocato o di rivolgersi alle associazioni solidali per evitare di incappare nella reclusione in CPR.
AG questo non lo può sapere, è solo un soggetto razzializzato, una vita che non vale nulla per i dispositivi di potere. Il questore, quindi, provvede ad emettere un decreto di espulsione e l’ordine di trattenimento in CPR. La convalida del giudice di pace non tarda ad arrivare: è una pura formalità, un semplice atto di registrazione.
In CPR, AG decide quindi di fare richiesta asilo, ma la sua domanda è l’ennesima formalità a cui nessuno presterà reale attenzione. È un “trattenuto del CPR“, la sua domanda è automaticamente strumentale; viene da un “paese sicuro”, la sua domanda è pretestuosa. Scattano dunque i meccanismi che non ti danno respiro della procedura accelerata. A marzo è convocato dal Tribunale (competente per le richieste asilo delle persone detenute in CPR), per la sua audizione. Racconta di non poter tornare nel suo paese, di avere un debito da ripagare, di rischiare l’incarcerazione per via del servizio di leva obbligatorio.
Per uscire legalmente dall’Egitto è infatti obbligatorio completare il servizio di leva o ottenere un permesso speciale dall’esercito. AG, avendo studiato solo fino alle scuole superiori, prima di poter partire, sarebbe dovuto entrare nell’esercito per cinque anni, cinque anni di lavoro forzato, sottopagato, trascorsi come vero e proprio soldato o sgobbando per una delle aziende di proprietà dell’esercito egiziano (che vanno dalle fabbriche di zucchero alle stazioni di benzina, fino agli hotel sul mare). A questo si aggiungono, oltre alle difficoltà di non poter diventare economicamente indipendente e di non poter sostenere la propria famiglia, anche le pratiche di violenza e vessazione continua perpetrate dai militari di rango superiore. Cinque anni per poi ritrovarsi punto a capo, senza lavoro, in un paese dove il costo del pane continua a crescere.
Per queste ragioni ha deciso di andarsene e cercare fortuna in Europa. La seduta della sua Commissione dura, da verbale, venti minuti: venti minuti per poter raccontare la propria vita, i motivi per cui ha lasciato il proprio paese, le ragioni per restare in Italia. Venti minuti che ti cambiano la vita messi nelle mani degli ottusi burocrati che determineranno il tuo futuro. Che ognuno si metta di fronte a questi venti minuti, li inquadri un attimo, li metta in relazione con la sua esistenza: ecco, in questa violenta compressione dello spazio-tempo si condensa un centesimo della violenza pneumatica del razzismo di stato, di cosa significhi rendere conto della propria esistenza di fronte alla macchina dell’identificazione e del riconoscimento del diritto a poter vivere in un qualche posto.
3. Tentare l’evasione per salvarsi

Un fuoco acceso al CPR di Gradisca durante un tentativo di evasione
La risposta alla domanda di asilo di AG non tarda ad arrivare. Il giorno successivo arriva l’esito: rigetto per manifesta infondatezza. La macchina del razzismo di stato è lentissima quando deve rilasciarti il permesso a soggiornare in Italia (mesi, anni, di code agli ufficio immigrazione e trafile burocratiche condite di violenze poliziesche), ma è velocissima, supersonica, ad espellere, negare, illegalizzare, deportare.
AG fa appello al negativo che riceve, ma è ormai incastrato in un vicolo cieco. Il tribunale rigetta l’istanza di sospensiva, cioè – mentre valuterà il suo caso – AG non ha il diritto di restare in Italia: è deportabile, sacrificabile e nel frattempo deve restare recluso nell’inferno dei CPR.
A Gradisca d’Isonzo, AG scopre il volto più disumano e violento del razzismo di stato: condizioni insopportabili di vita e detenzione, isolamento, totale assenza di cure.
Raro caso, il primo aprile viene portato in pronto soccorso a Gorizia: abbiamo quindi un referto che mette nero su bianco la sua situazione, dove si comprovano gli “esiti da frattura al polso sinistro” (ha un gesso) e i “dolori all’arto inferiore dopo caduta accidentale qualche giorno fa“.
La caduta, sappiamo, non è accidentale. Dopo l’ennesima rivolta notturna, in diversi avevano tentato la fuga, l’evasione. Di fronte allo sbarramento di qualunque possibilità di uscire in altro modo dal CPR, AG – insieme ad altri – ha provato il salto. Sfruttando un varco nelle reti che ingabbiano le aree esterne delle celle di detenzione, diversi prigionieri sono saliti sul tetto, da lì – per guadagnarsi la libertà – hanno tentato un salto di diversi metri.
AG non riesce a superare l’ultima recinzione, cade, si fa male. Quella notte erano stati appiccati estesi incendi, spenti dopo qualche ora in seguito all’intervento delle guardie in antisommossa e dei getti degli idranti, anche in direzione delle camerate. La violenza della repressione si era sommata alla violenza dell’ordinario funzionamento della macchina di morte che è il CPR: “stiamo morendo tutti qua”, ci riferivano diversi prigionieri del lager-CPR9.
La reazione dell’ente gestore (la società cooperativa Ekene) e della polizia è vendicativa. Se tenti la fuga, “non ti curo, non ti presto attenzione”. E così accade. Ci manda giorno dopo giorno le foto del suo piede che si gonfia, a cui nessuno presta attenzione. Al massimo ogni tanto gli passano un bicchierino con delle pastiglie di terapia. Anche le cure, come in ogni istituzione totale, hanno un aspetto alienante: il passaggio del lavorante con il vassoio di bicchierini in plastica, la somministrazione ad ognuno della terapia assegnata (alternativamente tachipirina o psicofarmaci) e una tabella a certificare la fornitura delle cure mediche, per i rendiconti di ente gestore e prefettura.
4. Essere deportati

Il velivolo ETF Airways che ha deportato AG
Rigettate le istanze di ricorso e di sospensiva, il suo “caso” viene considerato ormai deciso, è un soggetto deportabile.
I voli di deportazione per l’Egitto, nonostante la retorica del mancato funzionamento della macchina deportativa, funzionano a pieno regime. Ogni mese parte da Roma (con scalo a Palermo) un charter scortato dalle forze di polizia, diretto al Cairo. Da mesi, dunque, vengono rastrellati cittadini egiziani dai CPR, ma anche presumibilmente da carceri e camere di sicurezza. Solo a titolo d’esempio: a fine novembre 2024 almeno 6 egiziani vengono presi al CPR di Milano, poi imbarcati su un aereoSmartWings; è accaduto lo stesso con almeno 10 egiziani tra il 19 e il 20 dicembre; a gennaio 2025, nuovamente, vengono presi alcuni egiziani al Corelli, per essere imbarcati su un charter di Aeroitalia (lo stesso che aveva deportato tempo prima a Tabarka, Tunisia); il 27 febbraio al CPR di Trapani Milo vengono presi alcuni egiziani, mentre contemporaneamente era in viaggio per Roma, dopo essere stato preso alle due di notte, un recluso di origine egiziana a Gradisca d’Isonzo; a fine marzo, almeno otto egiziani vengono presi a Trapani Milo, aggregati ad uno o più egiziani provenienti da Gradisca e tutti imbarcati su un charter ETF airways.
Questa è la realtà, mese dopo mese, delle deportazioni in Egitto, aggiudicate da bandi ministeriali a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri, la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP). Nel 2024 i voli charter di deportazione sono stati almeno dieci, operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings.
In un caso, a maggio 2025, il volo charter di rimpatrio per l’Egitto partito da Roma Fiumicino ha fatto scalo all’aeroporto di Tirana, in Albania, per imbarcare 5 persone egiziane rinchiuse nel CPR-colonia di Gjader10: primo caso di deportazione avvenuta anche dalla nuova infrastruttura delocalizzata. Nello stesso mese, il 30 maggio 2025, parte invece il solito volo di deportazione per l’Egitto con scalo a Palermo. Almeno una persona viene prelevata nottetempo dal CPR di Gradisca. Sul veivolo di rimpatrio, come si evince dai bandi della pubblica amministrazione per i servizi di agenzia viaggio (pernottamento e biglietteria), è presente anche un funzionario di Frontex, dell’unità designata ECRET dell’agenzia europea (eufemisticamente si tratta dell’unità “European Centre for Returns”). Tecnicamente il personale forntex ha funzioni di “monitoraggio” dei rimpatri, ma nella realtà si dimostra un supporto attivo nelle operazioni di espulsione.
Data | Destinazione | Scalo | Partenza | Compagnia |
12/01/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 14:20 | Albastar |
05/04/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 14:20 | Albastar |
24/05/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 14:20 | EgyptAir |
21/06/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 14:20 | Air Cairo |
26/07/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 14:20 | Air Cairo |
30/08/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 14:20 | Aeoritalia |
20/09/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 14:20 | Aeroitalia |
25/10/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 15:30 | Smartwings |
22/11/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | 14:30 | Smartwings |
20/12/24 | EGITTO | ROMA-PALERMO | non noto | Smartwings |
I voli charter di deportazione in Egitto nell’anno 2024
Ad aprile 2025, l’ultimo venerdì del mese risulta festivo (sarebbe, ironicamente, la festa della liberazione). Questo giro della giostra della deportazione viene quindi anticipato. Nelle notte del 17 aprile entrano le guardie nella stanza di AG. Non gli dicono praticamente nulla, se non che deve muoversi. Viene prelevato a tarda notte dalla sua cella, caricato su un furgone della polizia insieme ad altre quattro persone, tutte egiziane, e tradotto in direzione di Roma. Gli comunicano che avrebbero raggiunto Palermo, dove il console avrebbe determinato la loro identità e nazionalità: questo passaggio, poi, non sarebbe mai avvenuto.
Il 7 aprile Air Partner si era aggiudicata l’appalto dal valore di € 100.386,00 per “servizio di rimpatrio, mediante noleggio di aeromobile e servizi connessi, di circa 20/40 stranieri irregolari scortati da 60/100 operatori di polizia per la tratta FCO-PMO-CAI-FCO per il 18 aprile 2025“. La società broker darà poi in carico a EFT Airways il volo di deportazione, che utilizzerà lo stesso aereo che il giorno prima, il 17 aprile, aveva deportato 30 persone da Roma a Tabarka (con scalo a Palermo).
Il diciotto di aprile, quindi, AG viene portato a Roma, in un luogo imprecisato. Da qui, insieme ai suoi compagni di viaggio, viene fatto salire su un bus che li conduce in aeroporto. Qui vengono imbarcati sull’aereo charter che li avrebbe deportati in Egitto. Durante lo scalo a Palermo, vengono caricate altre 25 persone. Vengono tutti deportati in Egitto senza verifiche formali. Come ci ha riferito AG: “Negli ultimi mesi, chiunque pensino sia egiziano in CPR, anche senza documenti o prove della sua nazionalità, viene preso e deportato il più velocemente possibile“. Qualche esperto di diritto storcerà il naso, dirà che non si tratta di deportazione, ma di semplice “rimpatrio”, come la sua reclusione non era in realtà prigionia, ma “trattenimento”. Parole giuridiche ammorbidite che fanno il paio alla propaganda razzista del governo. La storia di AG, come quella di molti altri, mostra invece cosa sia la realtà dietro questi discorsi.
C’è forse un aspetto che viene spesso ignorato: cosa succede all’arrivo nel “proprio” paese? Nel caso dell’Egitto – “paese sicuro” per la civiltà europea, quando in realtà è un regime infame (come dimostrano, ad esempio, le sortite repressive sulla marcia in solidarietà a Gaza, o la detenzione arbitraria degli oppositori nella carceri) – la storia di reclusione non finisce.
All’arrivo al Cairo, i deportati passano nelle mani della Sicurezza Nazionale. Quelli che possono produrre un documento di riconoscimento o un passaporto vengono trattenuti dalle 24 alle 28 ore e poi rilasciati. Quelli senza un documento sono trasferiti davanti ad una corte, interrogati ed eventualmente ulteriormente detenuti. L’interrogatorio è di questo tipo: “Quando hai lasciato il paese? Perché? Come? Sei entrato in Italia legalmente o clandestinamente?“.
AG era registrato nel sistema dei passaporti, viene identificato e rilasciato. Altri non sono stati così fortunati. Ma anche da “libero” la situazione non è certo migliore: “Non posso stare qui. Non ho finito la mia formazione, quindi dovrei iniziare il servizio militare entro l’anno: cinque anni di servizio che, se rifiuto, comporta il carcere militare per almeno 10 mesi, oltre ad una grande multa, che non posso permettermi“. AG è di nuovo braccato, schiacciato tra l’espulsione e la coscrizione.
“Prima di lasciare l’Egitto ho provato ogni possibile via legale, ma non c’è stato verso. Ho lasciato quindi il paese illegalmente. In Italia ho provato tutte le opzioni per poter rimanere in una forma legale, ma sono stato deportato. Ora sono ritornato al punto d’inizio, con un espulsione dall’europa di cinque anni, e qui in Egitto, se non riesco ad andarmene presto, avrò ancora di fronte a me la prigione, o il servizio militare, che è anche peggio“.
5. Appendice
A Testimony from Gradisca to Cairo: Deported without identification
AG, recently deported from Italy to Egypt, shared his experience. One Friday, he was taken by police from the Gradisca CPR in a van alongside four other Egyptians. They were told they would be transferred to Palermo to meet the Egyptian consul, who would determine their identity and nationality. But this identification step never happened.
“They told me I’d meet the consul in Palermo to identify if I’m Egyptian, but that never happened. I was taken from the CPR in Gradisca d’Isonzo in a police van with four others, straight to Rome, then from the van to a bus, and from the bus directly to the airport and onto the plane. The plane stopped in Palermo, not for the consul, but just to pick up 25 more deportees, then it took off again, straight to Cairo.”
He explained that the entire group — the five men taken from Gradisca and the 25 men boarded in Palermo — were deported together without any verification or formal identification procedure.
“In the last months, anyone they assume is Egyptian — even without documents or proof of nationality — is taken and deported as soon as possible.”
On arrival in Cairo, deportees are handed over to Egyptian national security. Those who can produce an ID or passport are typically held for 24 to 48 hours and then released. Those without documentation are transferred to the prosecutor and subjected to interrogations that can lead to prosecution and prison time.
“There, they check if you have any ID. If you do, you might be released after 24 to 48 hours. If you don’t, you can be detained much longer and taken to prosecution. They interrogate you: when did you leave? Why? How? Did you enter Italy legally or illegally?”
In his case, Egyptian authorities already had a digital record of his passport, so he had no choice but to identify himself. He was released — but others might not be so fortunate.
“I had my passport on me. I didn’t show it in Italy, but they had a photo of it on their system in Egypt. So they identified me, and I had no choice but to show it so they’d let me go.”
Now back in Egypt, his situation remains precarious.
“I can’t stay here. I didn’t finish my education, so I’m supposed to start military service this year. That means five years of service. If I refuse, I’ll go to military prison for at least 10 months and face a big fine I can’t pay.”
Deported back to a place he risked everything to escape, A.G. finds himself once again with no way forward and no way out — trapped between expulsion and conscription.
“Before leaving Egypt I tried every possible legal path, but there was no way. I had to leave irregularly. In Italy I also tried every legal option to stay, but still I was deported. Now I’m back to square one — except this time, I have a five-year expulsion order from Italy, and here in Egypt, if I don’t manage to leave soon, it’s either prison or five years of military service, which is worse than prison.”
NOTE
1 https://it.euronews.com/my-europe/2024/03/18/il-paradosso-dellaccordo-fra-unione-europea-ed-egitto
2 https://it.euronews.com/my-europe/2024/03/18/il-paradosso-dellaccordo-fra-unione-europea-ed-egitto
3 https://www.recommon.org/i-ricchi-affari-di-eni-in-egitto/
4https://altreconomia.it/accordo-polizia-egitto-italia/
5 https://www.interno.gov.it/it/notizie/piantedosi-cairo-riunione-ministeriale-processo-khartoum
6 https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2023/09/giulio-regeni-ignorato-litalia-mostra-i.html
https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2021/03/militari-italiani-ad-addestrarsi-alla.html
7 https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2021/11/regeni-zaki-ma-chi-sono-per-litalia.html
https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2021/05/fregata-italiana-in-egitto-per-i-giochi.html
8 https://www.triesteprima.it/cronaca/Report-questura-minori-non-accompagnati.html
9 https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2025/04/02/aggiornamenti-dal-cpr-di-gradisca-disonzo-marzo-2025/
10 https://altreconomia.it/il-primo-rimpatrio-italiano-di-migranti-irregolari-direttamente-dallalbania/