Tra ieri e oggi, due reclusi del CPR “hanno fatto la corda”. Pubblichiamo due testimonianze video. Ci viene richiesto, tutto questo non può passare sotto silenzio, o peggio sotto le mistificazioni dei “sindacati di polizia” e delle pelose dichiarazioni della “politica”.
Li lasciano morire, indifferenti, perché la funzione del lager CPR non è solo deportare, ma anche annichilire, possibilmente nell’isolamento. Se ne stanno lì, a intimidire e rassicurare, mentre la vita delle persone, dopo essere stata presa in ostaggio, viene spezzata, con la terapia o la sua assenza, con le botte e l’indifferenza. È il dosaggio della tortura, fin quando non scappa il morto. Tanto poi qualcuno rimedia, qualcun’altra proporrà qualche lavoro di ristrutturazione. I CPR sono un monito per tutti/e e la tortura per chi, nel mucchio, ci finisce dentro.
L’ambulanza è arrivata ieri dopo molti tentativi, oggi non si è mossa: sentiti gli aguzzini e i loro complici (su tutti, sia chiaro, i medici in servizio all’interno, che si credono operatori umanitari e si rivelano invece dei torturatori), l’intervento non è stato ritenuto urgente.
Nominare i responsabili è il minimo: EKENE, l’ente gestore, il direttore del centro Simone Borile, i suoi lavoranti, i medici in servizio; ASUGI, azienda sanitaria locale, che è al corrente, minimizza, differisce; i corpi di sicurezza impiegati, polizia di stato, esercito, carabinieri, guardia di finanza.