Aggiornamenti dal CPR di Gradisca – 13.03.2020

Cosa succede durante l’emergenza Corona virus?

AGGIORNAMENTI DAI DETENUTI NEL CPR DI GRADISCA:

Oggi sono stati bruciati dei materassi nella zona verde del Cpr di Gradisca. Un giovane ragazzo marocchino si è tagliato tutto il corpo, chiedeva di essere rilasciato o deportato ma non trattenuto nel Cpr; il giudice, invece, gli ha comminato un ulteriore mese di permanenza, come sta continuando ad avvenire abitualmente da quando è nel Cpr.

I reclusi hanno paura del Corona virus. Ci raccontano di condizioni igieniche pessime: le stanze semi-fatiscenti non sono riscaldate; le lenzuola non vengono mai cambiate; un’impresa di pulizia viene a ritirare la spazzatura circa ogni due settimane, ma le pulizie non vengono fatte se non dai reclusi; i pasti arrivano da Padova, dove ha sede la cooperativa Edeco; gli psicofarmaci vengono distribuiti su richiesta.

Nella situazione emergenziale che si sta vivendo in questo momento, a quanto ci raccontano, nel CPR di Gradisca, stanno continuando a entrare persone nuove di origine prevalentemente srilankese o pakistana, a nessuno è stato fatto un tampone o alcun esame.

AGGIORNAMENTI SULLE DICHIARAZIONI DEI GARANTI:

È della settimana scorsa l’elezione di Giovanna Corbatto a Garante comunale per i diritti delle persone detenute, figura istituita ed eletta dal Consiglio comunale di Gradisca, riunitosi il 5 marzo per vagliare le quattro candidature. Giovanna Corbatto, già a capo dell’area immigrazione della Caritas diocesana, oggi componente dell’Ufficio per le politiche migratorie e la protezione internazionale, ha dichiarato che la prima cosa che farà sarà «incontrare il prefetto e valutare le modalità di accesso al centro e fare una prima visita al centro per capire che tipo di lavoro dovrebbe essere impostato».

Ci chiediamo, a neanche due mesi di distanza dall’omicidio di Vakhtang Enukidze avvenuto all’interno del Cpr di Gradisca, dopo ripetute testimonianze di violenza da parte delle forze dell’ordine sui reclusi, e a fronte del dichiarato stato di pandemia che ha già messo in allarme i detenuti delle carceri, quali altre considerazioni debbano essere fatte e quale sia l’approccio da avere se non quello di pretendere la chiusura di questa prigione etnica.

Il garante nazionale, invece, ha chiesto alla Ministra dell’Interno la cessazione anticipata del trattenimento in Cpr di coloro che, non potendo essere rimpatriati perché i loro Paesi d’origine hanno bloccato i voli in arrivo dall’Italia, sono “illecitamente trattenuti” ai sensi della stessa Direttiva rimpatri del 2008.

Il trattenimento nei Cpr, tuttavia, per noi, è sempre illecito.

AGGIORNAMENTI DALLE CARCERI:

Nel frattempo, dall’8 marzo si sono scatenate delle rivolte contemporanee in 27 carceri italiane: una giornata senza precedenti storici. Nelle stesse ore le strutture penitenziarie sono state attaccate dai detenuti e, in diversi casi, sono state prese in ostaggio alcune delle guardie delle strutture. Fuori sono arrivate poche informazioni e le volontà dei detenuti, come accade per chi è rinchiuso nei Cpr, sono state omesse.

Ieri sono salite a 14 le morti avvenute durante quelle rivolte: secondo la stampa, i decessi sarebbero stati causati da overdose da psicofarmaci, ottenuti nell’assalto alle infermerie. A noi, ricordando Vakhtang, non può che sorgere qualche dubbio su una simile versione dei fatti, che si vuole, peraltro, omogenea per tutti i casi in questione.

Le ragioni delle sommosse sono state, in generale,la situazione disumana di degrado e sovraffollamento delle prigioni , ma sembra che le rivolte siano state scatenate anche dalle misure contenitive prese dal Governo per prevenire la diffusione del Corona virus. Tali misure hanno proibito le visite dei parenti ai detenuti, contribuendo all’esasperazione del clima di tensione e di disperazione dei reclusi, a seguito delle notizie sulla diffusione del virus in Italia e sulla presenza di un detenuto positivo al Covid-19 all’interno del carcere di Modena. Anche nelle carceri di Trieste e Udine ci sono state delle proteste e delle battiture nella giornata di martedì 10 marzo.

Si tratta di una strage su cui il governo non ha detto nulla né, contrariamente a quanto richiesto da più parti, ha deciso di adottare alcuna misura cautelativa per la salute dei detenuti come potevano essere amnistia, indulto o estensione della misure domiciliari.

E CHI UNA CASA NON CE L’HA?

Contemporaneamente, martedì 10 marzo il centro diurno di via Udine a Trieste ha chiuso e l’Help center ha sospeso temporaneamente la sua attività, lasciando per strada le persone che trovavano lì riparo.

Il dormitorio della Caritas di Gorizia non accetta più nuovi ingressi, per cui alle persone tornate per il rinnovo del permesso di soggiorno non resta che la Jungle. Alcune persone sono state rifiutate con l’esplicita motivazione che venivano dalla Lombardia, anche se in realtà nessuna di queste di fatto è mai stata in Lombardia ma proviene dall’estero; fino al 3 aprile almeno per queste persone l’ingresso al dormitorio è precluso. Ancora non si sa se e quali soluzioni si intendano trovare per chi, in questi giorni, non ha una casa.

Non dimentichiamoci, inoltre, che nel più grande hotspot d’Europa, a Lesbo, già dall’inizio della settimana era stato confermato un primo caso di persona positiva al Corona virus.

Per le persone rinchiuse in spazi di detenzione ristretti, spesso in condizioni igieniche pessime, il rischio di contagio è molto alto ed è ovvio che questo acuisca lo stato di tensione e di rabbia  tra i detenuti e in genere tra chi è abbandonato in luoghi di contenimento forzato.

Se è vero che uno stato d’eccezione come quello che stiamo vivendo non fa che esacerbare e mostrare la violenza e la crudeltà delle contraddizioni interne al sistema capitalistico neoliberale, noi vogliamo dire che insieme alle carceri e tutte le strutture detentive e ghettizzanti, i Cpr continuano ad esistere. Di carcere e di Cpr si muore, lo sappiamo, e con una pandemia in circolazione, ancora una volta, se tra i detenuti qualcuno dovesse morire per la contrazione del Corona virus, noi sapremo chi è Stato.

Contro tutte le prigioni, solidarietà alle detenute e ai detenuti!