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“Deportazioni. Riflessioni per attaccare gli ingranaggi del razzismo di Stato” [OPUSCOLO]

Per una mobilitazione contro le deportazioni
Per una solidarietà concreta e di lotta

I CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) vanno chiusi e basta, questo è quello che abbiamo imparato in questi lunghi anni di lotte e resistenze da quei campi di morte. Queste strutture sono un vero e proprio monito alle persone libere, un luogo di violenze e dolore, uno strumento di ricatto per la manodopera sfruttata. Senza dimenticare tutto quello che avviene prima, per riempire un CPR: retate nei quartieri, sugli autobus, nei ghetti, lungo tutta la penisola. Nel corso dell’ultimo anno stiamo anche assistendo ad una forte accelerata delle deportazioni. Infatti, considerando il 2024 i dati parlano di un aumento complessivo del 16% rispetto all’anno precedente e il 2025 lascia chiaramente intendere che questi numeri andranno ad aumentare.

Come compagnx riteniamo necessario continuare ad opporci a tutto questo, soprattutto davanti ai nuovi assetti, che per veder crescere le deportazioni alzano il livello di violenza e razzismo in ogni angolo della società.

Ecco il perché di questo testo, nel quale si è cercato di accendere l’attenzione sulle deportazioni, considerando i diversi meccanismi ed attori che le rendono possibili e sottolineando come nel corso degli ultimi anni l’impianto normativo, che regolamenta ogni aspetto dell’esistenza dei/delle non italianx sia diventato sempre più restrittivo, sia nella possibilità di ottenere e mantenere un permesso di soggiorno, sia nella possibilità di entrare in Italia, in Europa.

Un testo, strumento e pretesto, con cui lanciare una mobilitazione contro le deportazioni che avvengono all’ordine del giorno.

Per costruire e continuare a portare avanti momenti di complicità e solidarietà con chi resiste ai fermi in strada, nelle stazioni, nelle questure, con chi lotta nei CPR e nelle carceri, al grido di libertà, per salvarsi la vita. Speriamo che attraverso queste riflessioni si possano creare momenti di confronto e organizzazione, per attaccare le tanti parti che compongono la macchina delle deportazioni e tutto l’articolato e sfaccettato sistema che le rende possibili.

Opporsi alle deportazioni oggi significa lottare contro chi vuole far scomparire la Palestina e tutte le sue resistenze dalla faccia della terra, contro chi ci vuole fedeli alla guerra e prontx a combattere, contro chi ci vuole ancora più zittx, terrorizzatx, isolatx, egoistx e razzistx.

L’aumento considerevole delle deportazioni non sta riguardando solo l’Italia, ma queste dinamiche sono al centro degli interventi di molti Paesi occidentali. Dagli Stati Uniti, dove Donald Trump ha già cominciato spettacolari espulsioni di massa, dai messicani incatenati ai venezuelani incappucciati. All’Unione europea nel suo complesso, che con il patto sulle migrazioni si prepara ad un’ulteriore riduzione degli ingressi e una accelerazione nelle deportazioni, anche tramite la creazione di diversi centri di espulsione negli Stati non membri (vedi il tentativo in Albania).

D’altronde è dal 1985 che in Europa, a partire dagli accordi di Schengen, si è andato articolando un complesso e mortale sistema di controllo dei confini, in nome della Fortezza Europa.

Nel corso degli anni sono stati siglati diversi accordi bilaterali con alcuni Paesi terzi per rendere possibili le espulsioni. Così come gli interventi di esternalizzazione delle frontiere nei Paesi del Nord Africa, che hanno visto la creazione di centri di reclusione per trattenere chiunque provasse il viaggio verso l’Europa: dalle città- muro di Ceuta e Melilla in Marocco, ai luoghi di tortura in Libia. Inoltre, a titolo esplicativo, basti pensare che Frontex (agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) ha visto il suo budget
passare da 6 milioni di euro nel 2006 a 992 milioni di euro nel 2024. La guerra, che oramai fa parte del quotidiano, sostenuta dall’Unione europea che si muove in modo sempre più concreto verso il riarmo.
ll genocidio perpetuo in Palestina, dove tutto è lecito e solo le diverse forme di resistenza provano ad arginare il massacro. Il mondo occidentale, e non solo, sempre più attraversato e controllato, politicamente ed economicamente, da lobbies e partiti dell’ultradestra violenta e xenofoba. In uno scenario come questo ancora una volta le persone migranti diventano capro espiatorio e banco di prova di impianti repressivi sempre più pervasivi, di cui fa parte il considerevole aumento delle deportazioni.

TRATTARE DI DEPORTAZIONI NON È UN MERO ESERCIZIO DI ANALISI, MA HA IL BEN PRECISO OBBIETTIVO DI TIRAR GIÙ IL VELO DI SILENZIO E POTER AGIRE NEL MODO PIÙ IMMEDIATO E VASTO POSSIBILE AFFINCHÉ LA MACCHINA ESPULSIVA VENGA MESSA IN CRISI DAL PALESARSI DI PROGETTUALITÀ E SPINTE DI LOTTA.

Qui l’opuscolo:

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