Uno dei motivi principali per cui la polizia croata è considerata Big Problém è che, al pushback e alle botte, aggiunge anche la distruzione dei cellulari. Come anche le forze dell’ordine ben sanno, la navigazione GPS è fondamentale per potersi orientare nei boschi e nelle campagne se si vuole avere una minima speranza di raggiungere Italia o Austria. Ma non solo: il telefono è necessario per ricevere denaro da casa per mezzo del servizio (criminale per inciso, le commissioni sforano il 10%) offerto da Western Union, per stare in contatto coi propri familiari lasciati da lungo tempo, per scambiare informazioni con gli amici che ci si fa durante il cammino e anche per giocare un po’ e rilassarsi durante le lunghe giornate, che sono fatte più o meno di sole attese. Attesa per la doccia, per il cibo, per l’acqua, per i Gillette con cui radersi, per il Game, per i treni o per gli smuggler. Il telefono può anche essere usato per filmare i soprusi o per ottenere prove schiaccianti sul punto in cui avviene il pushback.
Quello che pensavo fino a stamattina, anzi quello che davo un po’ per scontato, era che i cellulari venissero distrutti un po’ così, con un pestone o un colpo di manganello. Invece le forze dell’ordine fanno in modo di avere sempre a portata di mano un accendino per poter bruciare i pin di attacco della batteria, della memoria e della sim, in modo da rendere il cellulare, in un colpo solo, totalmente non funzionante e irrecuperabile.
Dunque queste violenze non solo avvengono spessissimo di notte, ma dimostrano anche un sapere tecnico sul funzionamento degli apparecchi elettronici e una metodicità non indifferenti. Ma soprattutto: diventa impossibile negare che il comportamento delle forze dell’ordine croate segua una prassi ben precisa.
Que se jode la yuta.
Un cellulare distrutto proprio ieri notte dalla polizia croata. Come si può ben vedere, tutti gli attacchi di cui parlo sono irrecuperabilmente bruciati. Il telefono è da buttare.