A dieci giorni della rivolte del CPR, la situazione a Gradisca d’Isonzo sembra ritornata alla calma: sappiamo che si tratta di una tregua apparente, la storia del CPR è da sempre scandita dalle rivolte, le proteste, le evasioni.
Dopo le giornate di battaglia, sono state deportate diverse persone, soprattutto in direzione della Tunisia; altre sono state trasferite in altri CPR, come quello di Trapani-Milo e del Corelli a Milano; altre ancora sono state arrestate e portate nelle carceri.
L’area rossa è stata temporaneamente chiusa per diversi giorni, resa inagibile (“gravemente compromessa” nel linguaggio questurino) dalla forza delle rivolte. Molti sono stati spostati nelle altre due area ancora aperte, in particolare quella blu, che risultava particolarmente sovraffollata. Qualche giorno dopo, a seguito di alcune riparazioni, è stata in parte riaperta anche l’area rossa.
I nuovi ingressi sono continuati, segno anche che la macchina delle deportazioni funziona imperterrita. Resta la potenza di quelle giornate, i pezzi di CPR divelti, posti e capienza ridotti e sottratti alla detenzione amministrativa, ai dispositivi materiali del razzismo di stato.
Pubblichiamo un video che racconta quelle giornate, che mostrano il coraggio e la determinazione dei prigionieri in rivolta. Rilanciamo anche l’appuntamento di sabato 8 febbraio alle ore 15, sotto le mura del CPR di Gradisca, per portare una volta di piu’ solidarietà e complicità con i reclusi!