Qui ci sono i responsabili! Presidio sotto la prefettura di Gorizia

QUI CI SONO I RESPONSABILI DEL CPR! NON VOGLIAMO IL CPR, GIÙ LE MURA DEL CPR SUBITO!

Lunedì 20 luglio, ore 19: presidio sotto la Prefettura in Piazza Vittoria a Gorizia.

17 dicembre 2019: apre il CPR, l’appalto è affidato a EDECO di Padova, la cooperativa plurindagata che gestiva la struttura dove era morta Sandrine Bakayoko nel 2017.

17 gennaio 2020: nel CPR muore Vakhtang Enukidze, un uomo georgiano di trentotto anni. I testimoni sostengono sia stato ammazzato di botte dalla polizia nel CPR e che le violenze siano una costante nel centro, la sorella sostiene che non avesse problemi di salute e che la sera prima della morte stava molto male e chiedeva aiuto. Vengono sequestrati i cellulari ai testimoni che poi vengono rapidamente rimpatriati. L’avvocato del Garante dei diritti delle persone detenute fa una dichiarazione strategica ai media: a ridosso dell’autopsia, sostiene che sia morto per edema polmonare acuto e non per le percosse subite. Nonostante si tratti della stessa ragione clinica della morte di Cucchi, la dichiarazione permette di far calare il silenzio sulla morte di Vakhtang e sulla chiusura del CPR. L’esito degli esami istologici e tossicologici non è mai stato comunicato.

Lockdown, marzo-maggio 2020: Il CPR rimane aperto nonostante i voli di rimpatrio siano bloccati. Nel CPR ci sono dei casi di Covid-19, i detenuti positivi al virus vengono tenuti in cella con i compagni negativi, ci rivelano i reclusi. Ci dicono: “è come se Hitler fosse tornato alla terra”. Viene aperta l’ala ancora inagibile (!) del CPR, dove viene creata una struttura di quarantena, non sappiamo quante persone siano state portate via, quante si siano ammalate e quante siano morte.

14 luglio 2020: muore un ragazzo albanese, del quale ancora non si sa il nome. I testimoni raccontano di averlo trovato la mattina alle 6 morto, dicono che gli sono stati somministrati troppi psicofarmaci ed è morto nel sonno. Sembra che anche in questo caso, dalle prime ore della mattina, siano stati tolti i cellulari ai reclusi per le indagini. La reazione è agghiacciante: vari media parlano inizialmente di rissa tra detenuti e la Garante comunale, una delle poche figure che può entrare a sorpresa, “prenota” una visita con largo anticipo e garantisce che si sta informando.

14 luglio 2020: Un ragazzo viene trovato in fin di vita nel CPR, vari media, senza ritegno, sostengono sia colui che ha ucciso il ragazzo albanese e che poi ha tentato di suicidarsi (!). In realtà, si tratta di un giovane dal Marocco, finito nel CPR, come la maggior parte delle persone, per errore e cattiveria, e come il compagno di stanza albanese, non si è risvegliato la mattina ed è finito in terapia intensiva per overdose di psicofarmaci ricevuti e assunti la sera prima. Le sorelle passano la giornata a chiamare la struttura, gli avvocati e qualsiasi numero trovino, non hanno notizie del fratello dalla sera prima. La struttura non le informerà mai, solo attraverso altre vie scoprono la notte del fratello in terapia intensiva e si catapultano a Gorizia.

15 luglio 2020: Si sviluppa un nauseante dibattito mediatico che coinvolge sia le figure istituzionali, dalla sindaca alla garante, sia le forze dell’ordine (ma non i detenuti, sia chiaro) sull’abuso e traffico di psicofarmaci nel centro. Nessuno parla di chiusura a seguito del secondo morto. Con la complicità dei media, il dibattito cerca di creare l’immaginario dei detenuti-tossici (a priori), dello smercio di sostanze (che, se esistesse, vorrebbe dire che è alimentato da qualcuno che dentro il CPR può accedere) e delle difficoltà di chi lavora nella struttura. Il tutto lascia intravedere la volontà di far scivolare le responsabilità della morte sugli altri detenuti.

Noi sappiamo invece che il CPR è una struttura che produce morte di per sé, sappiamo che può chiudere e sappiamo che alcuni dei responsabili della sua apertura stanno nella prefettura di Gorizia, la stessa che ha confermato il foglio di via a persone dell’Assemblea per essere state incrociate da una pattuglia a Gradisca prima dell’apertura del centro.

Invitiamo chiunque vuole che crollino le mura del CPR a venire a dirlo nel luogo dove ci sono i responsabili. I reclusi saranno avvisati di quest’iniziativa.

Per Vakhtang, per il ragazzo albanese, perché non ci sia nessun altro morto da ricordare!