Quello che sappiamo del ragazzo morto a Gradisca – video

Ieri, nel CPR di Gradisca, un ragazzo di 28 anni è morto.

Ieri pomeriggio, siamo stati sotto quelle mura, eravamo circa sessanta. Volevamo parlare con chi sta chiuso dentro, per fargli sentire che sapevamo che uno di loro era morto e gli eravamo solidali, e per sapere com’era andata, secondo loro.

Gridando da una parte all’altra del muro, ci hanno detto che il ragazzo che è morto era stato imbottito di medicinali; tra gli altri, aveva assunto sicuramente il Rivotril – una benzodiazepina ad alta potenza con ansiolitiche, sedative, antiepilettiche – che viene spesso somministrato ai reclusi. L’abuso di psicofarmaci è una costante nei centri di internamento: le persone li assumono per evadere da quel quotidiano senza speranza e/o come sostitutivi legali di altre sostanze. Tuttavia, chi prescrive gli psicofarmaci ha una responsabilità clinica precisa: se veramente il ragazzo – del quale ancora non conosciamo il nome – fosse morto per overdose di psicofarmaci, i responsabili diretti della sua morte sono nel CPR. 

Da dentro, ci hanno gridato che non si trattava della prima morte lì dentro: che un’altra persona era già morta, all’apertura. Quella persona è Vakhtang Enukidze, e la sua memoria è viva dentro come è viva fuori.

“Avete qualche idea di quale sia la ragione della sua morte?” – “La ragione può essere solo una” – “Quale?” – “Che loro hanno buttato dentro senza motivo poi hanno dato un kilo di medicamenti per calmarlo.”

“La gente qua deve uscire se no finisce con la stessa maniera per tutti, fate girare a tutti social media, al giornale, a tutti.”

Alcuni detenuti, ieri 14 luglio alle 6 di mattina, hanno trovato il compagno di cella morto nel letto e un ragazzo marocchino in condizioni gravi. Poi lo hanno visto venir trasportato via, come nel video che ci hanno inviato, e che pubblichiamo.

I primi a parlarne sono stati i giornali, anche ieri, come dopo la morte di Vakhtang Enukidze che attribuivano a una rissa tra detenuti, la stampa ha alterato la realtà senza ritegno.

Fino a ieri i cellulari nella zona blu erano stati sequestrati, come dopo la morte di Vakhtang “per favorire le indagini”. In quel caso, i detenuti testimoni erano stati rimpatriati immediatamente.

Ieri, un compagno di cella del ragazzo morto era stato ricoverato, inizialmente in gravi condizioni. Si è risvegliato oggi, il suo ultimo ricordo è di lunedì notte, quando gli venivano somministrati i medicinali. Sembra che le cartelle cliniche non siano accessibili a causa delle indagini in corso, ma sembra certo che la causa del suo ricovero d’urgenza fosse un’overdose.

Durante tutta la giornata di ieri, i familiari del secondo recluso trasportato all’ospedale hanno chiamato costantemente la struttura per sapere cosa stesse succedendo. Non riuscivano a contattare il fratello, con cui si sentivano frequentemente, dalla sera prima. Nessuno li ha avvisati che il fratello si trovava in ospedale e neppure gli avvocati erano stati informati. Solo la sera hanno scoperto, con fatica, che il ricoverato in terapia intensiva era proprio lui, e non lo hanno scoperto dal CPR.

Seguiranno aggiornamenti.